Il viaggio di Linus sulla Route 66
Tra miti, sorprese e generazioni di sognatori che si susseguono
Non so se ti ricordi ma due newsletter fa ti accennavo di aver portato a termine un nuovo lavoro, una consulenza speciale e inaspettata. Tutto cominciò a Boulder, cittadina universitaria del Colorado dove mi trovavo lo scorso aprile e dove, coincidenza cercata ma comunque sorprendente, mi trovo anche oggi mentre stai leggendo queste parole. Mentre visitavo il campus alla ricerca di luoghi e rimandi letterari da far gustare ai Book Riders (cosa che, appunto, sto facendo oggi), mi arriva un messaggio nella posta di Instagram: ciao, sono Linus, radio Deejay… ti posso disturbare?
Un’apertura perfetta per una collaborazione che da quel giorno ha coinvolto me, il mio collaboratore Gabriele Molli e il team di Xplore Tour Operator per far vivere a Linus e alla sua famiglia un viaggio leggendario: quello sulla Route 66, dall’inizio alla fine (da Chicago a Los Angeles) e dalla fine all’inizio (dal mito alla realtà). Il tutto accompagnato da libri, suggestioni sonore, personaggi letterari e approfondimenti giornalistici.
La costruzione dell’itinerario geografico, di quello culturale e del libro di viaggio è stata super stimolante: l’ho raccontato alle persone abbonate alla membership appena qualche giorno fa (puoi scoprirlo anche tu qui). Vederlo poi diventare realtà lo è stato ancora di più: mi facevo mille domande, mi chiedevo mille cose. Avranno visto questo? Avranno raggiunto quel posto? E quell’altra cosa l’avranno apprezzata? Quando alla fine Linus è tornato ho fatto l’unica cosa che a quel punto era giusto fare: gli ho chiesto tutto!
Ecco in esclusiva per te le sue risposte, il suo racconto della Route 66.
Ormai considero te e la tua famiglia dei veri Book Riders. Da dove nasce la voglia di intraprendere un viaggio che, accanto all'esplorazione dei luoghi, includesse letteratura e altri tipi di approfondimento?
Probabilmente dalla familiarità con questi luoghi che tanti anni di libri, film, musica e serie televisive ci hanno indotto. Pensavo oltretutto fosse una cosa più della mia generazione, ma invece anche i miei ragazzi si sono molto appassionati. Ovviamente ognuno con i propri riferimenti generazionali. È stata forse la soddisfazione più grande, sono partito pensando di peccare di egoismo e invece ognuno ha trovato la sua ragione di esserci.
La Route 66 è un mito: la sognavi da tanto? Cosa hai ritrovato del tuo immaginario, in cosa invece ti ha stupito, in positivo e in negativo?
In 13 giorni abbiamo guidato i 5mila chilometri che separano Chicago da Los Angeles entrando e uscendo dalla vecchia Route. Che quando la percorri profuma ancora di avventura, di spazi aperti e possibilità infinite. Persino quando scorre a poca distanza dalla I-40, la sua nipote a sei corsie. Purtroppo pochissimo è rimasto dei paesini più iconici. Ogni tanto appaiono, come delle visioni, ma quando ti avvicini sono poco più che fantasmi. Probabilmente tra dieci anni non resterà più nulla.
Il vostro è stato un viaggio intergenerazionale: oltre che con tua moglie, infatti, l'hai intrapreso anche con i tuoi figli. Hai notato differenze, tra voi, nel modo di vivere l'immaginario americano e, una volta in viaggio, nel modo di guardare agli Stati Uniti?
Ovviamente sì, loro erano molto colpiti proprio dalla cultura, dalla vita, dagli atteggiamenti. Insomma, dal quotidiano. Io ero un po’ più impegnato a cercare il passato, i riferimenti, i ricordi. Insomma, me stesso.
Hai toccato varie tappe, ma qual è il luogo di questo on the road che rimarrà sempre con te? Ok, se non sai scegliere, ne puoi dire più di uno.
Credo la Monument Valley. Fa parte di quelle mete che avevo sempre un po’ snobbato perché mi sembravano talmente viste che non ne valesse la pena. Invece il blu del cielo, il rosso della sabbia e la maestosità di queste rocce sarà qualcosa di indimenticabile. Non è esattamente Route 66, ma è una deviazione imperdibile. Anzi, credo che questo sia il modo giusto per percorrerla, usandola come un riferimento dal quale ci si può staccare e ricollegare. Come Sedona o Eureka Springs. Comunque alla fine è la natura a fare veramente la differenza.
Definisci il tuo viaggio con tre aggettivi.
Infinito, impegnativo… indimenticabile!
Il tuo prossimo viaggio americano: se potessi partire subito, dove andresti?
Mi piacerebbe tornare nel Maine, o più in generale nel New England. Ci siamo stati io e mia moglie prima ancora che nascessero i nostri figli e ne abbiamo un ricordo molto romantico. Martha’s Vineyard, Kennebunk… un’America meno aggressiva, meno frenetica, soprattutto più socievole.
Ok, mia moglie cercava Cabot Cove e Jessica Fletcher!
Oltre il viaggio: raccontaci in che modo gli Stati Uniti fanno parte della tua vita quotidiana: letture, musica, cinema, sport...
Se devo mettere in fila questi quattro mondi direi prima di tutto il cinema. Specie quello on the road, specie quello che racconta la vita fuori dalle grandi città, specie quello che non sia fatto di effetti speciali.
Poi la letteratura, da Edgar Allan Poe, a Chandler e Steinbeck.
Quindi la musica, da Billy Joel a Kendrick Lamar.
Per ultimo lo sport, tolta l’NBA il resto non mi appartiene e non mi appassiona.
Il tuo autore statunitense preferito e un libro made in USA che vuoi consigliare.
Nettamente Steinbeck. Per la minuziosità in cui sa descrivere il meccanismo di avviamento di un vecchio furgone e il sentimento di frustrazione di un vecchio contadino dell’Oklahoma. E per come sa trasformare in un racconto d’avventura anche un semplice viaggio. Prima di partire ho letto Viaggi con Charlie (su tuo consiglio!) ed è un libro apparentemente fatto di nulla ma è stato bello farsi prendere per mano.
Se devo pescare invece tra le cose contemporanee direi La trilogia della pianura di Kent Haruf.
Adesso ti faccio giocare in casa: se il tuo viaggio fosse stato un album / una canzone, quale sarebbe stato e perché.
Sarebbe stata una bellissima compilation di rock anni settanta, piena di canzoni dedicate al viaggio. Sapevi che in Take it easy degli Eagles c’è un punto in cui dice “standing on the corner in Winslow Arizona”? Che ovviamente è una tappa della Route.
Se volete vi preparo una playlist!
In attesa della compilation musicale di Linus te ne propongo un’altra! Quella dei posti più suggestivi che Xplore Tour Operator (in particolare Emanuele) ha scelto per le notti di questo viaggio: uno più bello dell’altro, uno diverso dall’altro.
The Bressmer, una vecchia dimora Vittoriana nella parte “storica” di Springfield in Illinois;
Beaver Lakefront Cabins, un complesso di cabins con terrazzo e barbecue fronte lago nella zona di Eureka Springs;
La Fonda on the Plaza, un hotel storico nella piazza centrale di Santa Fe completamente di architettura Adobe e con decorazioni tradizionali;
The View, un grande classico che colpisce sempre, con le sue camere con balcone che si affaccia sulla Monument Valley;
Route 66 Inn ad Amarillo, ovvero la classica esperienza di motel polveroso sulla strada necessaria in un tour come il suo.
Ora anche io sono in giro di motel in motel lungo le strade dell’imponente Colorado. E tante delle cose dette da Linus (in primis quella sulla natura) le vivo anche con i miei compagni e le mie compagne di viaggio. È una conversazione aperta tra tutti e tutte noi, che, proprio come la strada americana, non terminerà mai!
Come sempre ti ringrazio per avermi letta fin qui e ti do appuntamento tra due sabati, per un’altra storia di sogni americani. Nel frattempo, se vuoi seguirci in viaggio e approfittare di qualche suggestione geografica o letteraria, puoi farlo quotidianamente su Instagram e su Telegram.