Il 4 febbraio del 1983, Wanda Lopez, una donna di origini messicane di 24 anni, chiama la polizia dal benzinaio in cui sta lavorando. È notte. All’operatore del 911 dice che c’è un uomo sospetto armato di coltello, la si sente mentre cerca di dare dei soldi a quest’uomo nel tentativo di farlo andare via ma 77 secondi dopo aver cominciato la telefonata Wanda lancia un urlo. Viene accoltellata e uccisa.
Dopo qualche minuto la polizia arriva sul posto e trova un testimone oculare: Wanda è stata accoltellata due volte, dice, da un uomo di origini ispaniche che portava una giacca di flanella e una camicia chiara, probabilmente grigia. La caccia all’uomo comincia così: nella notte di Corpus Christi, una cittadina che affaccia sul Golfo del Messico nella parte meridionale del Texas, i poliziotti si mettono sulle tracce di un assassino di cui conoscono un dettaglio importante (l’abbigliamento) e un altro fuorviante (la discendenza etnica). Persone del vicinato interagiscono con i poliziotti, dicono di aver avvistato un uomo ispanico che correva lungo una strada ma di averne intercettato anche un altro che si nascondeva sotto una macchina; la caccia all’uomo presto diventa la caccia a due uomini, i dettagli sull’abbigliamento si confondono, la giacca di flanella e la camicia bianca diventano meno incisivi, il dettaglio fuorviante sostituisce quello importante e infatti poco dopo il sospettato viene trovato e arrestato.
Si chiama Carlos DeLuna. È ispanico. E tanto basta.
Per tutta la durata del processo, cominciato a luglio dello stesso anno, Carlos DeLuna (nella fotografia a sinistra) si proclama innocente e dichiara più e più volte di conoscere l’autore dell’assassinio: è un altro uomo ispanico, un altro Carlos, che di cognome però fa Hernandez e gli somiglia moltissimo (nella fotografia a destra). Nessuno gli crede: né i poliziotti, né la giuria, né i giudici. Nessuno lo difende, nessuno approfondisce eventuali altre strade, nessuno si mette sulle tracce di questo Hernandez e, anzi, lo battezzano the phantom, il fantasma, per sottolinearne, con una certa crudele ironia accusatoria, l’inesistenza. Carlos DeLuna viene dichiarato colpevole e condannato a morte: muore a 27 anni per un’iniezione letale, sei anni dopo.
Era innocente.
Nel 1990, un anno dopo la morte di Carlos DeLuna, l’allora senatore Joe Biden, che era a capo della Judiciary Committee, una commissione di 22 senatori che ha il compito di supervisionare il Dipartimento di Giustizia, chiede alla Columbia University di condurre uno studio sulle sentenze di condanna a morte degli ultimi vent’anni circa. A capo del gruppo di ricerca c’è il professore James Liebman: lui e i colleghi scoprono che circa due terzi di quelle sentenze sono state revocate perché errate. E sorge allora una domanda: quante altre erano errate ma non sono state revocate?
Da questo quesito prende allora le mosse un progetto enorme che, insieme a un libro, un sito incredibile e un documentario di prossima uscita in Italia (!), ci porta dritto fino a oggi. Oggi che Joe Biden è presidente e si sta ancora occupando di rendere la pena di morte una sentenza per lo meno desueta.
Da cosa partiva il progetto del professor James Liebman e di alcuni suoi ex studenti di Legge? Dalla ricerca del caso perfetto. Dopo essersi concentrati sul Texas in quanto stato americano con il più alto numero di condanne a morte e dopo aver vagliato diversi casi prediligendo quelli con testimonianza oculare, perché considerata da loro una delle più fallaci e difettose in quanto viziata dagli inevitabili pregiudizi dei testimoni (e qui immagino che tu stia già capendo dove stiamo andando a parare), gli studiosi trovano quello che stavano cercando: il caso di Carlos DeLuna e del suo fantasma, Carlos Hernandez.
Lo studiano per anni, recuperando testimonianze fotografiche e audio, mappando la caccia all’uomo di quella notte, interrogando diverse persone collegate all’omicidio, elaborando un archivio di materiali diversi oggi consultabile su quel sito incredibile a cui accennavo prima e infine scrivendo un libro che intendeva provare - e dico provare: non dubitare o ipotizzare, ma proprio dimostrare - che un uomo innocente era stato accusato e giustiziato erroneamente.
The Wrong Carlos, questo il titolo del libro, porta alla luce non solo che Carlos Hernandez era tutto fuorché un fantasma, ma che era già conosciuto alla polizia per violenze di genere e altri crimini, ma nessuno si prese la briga di vagliare l’ipotesi che fosse stato lui. Porta alla luce che quella notte del 1983 e nelle indagini che seguirono il caso fu viziato da una costante e crescente negligenza perché la vittima era solo un’altra chicana e il sospettato solo un altro latino. Porta alla luce il fatto che il testimone oculare dichiarò apertamente che non riusciva a ricordare perfettamente le fattezze dell’uomo che aveva visto perché gli ispanici “sembrano tutti uguali”. Porta alla luce, infine, che Carlos DeLuna aveva ragione: non era stato lui a uccidere Wanda Lopez. Era stato, con tutta probabilità, Carlos Hernandez: il fantasma.
Il 14 giugno 2021 questo caso, esemplificativo della fallibilità delle condanne a morte negli Stati Uniti, è diventato un film documentario per la regia di Patrick Forbes e ha esordito al Tribeca Film Festival. Lo scorso 12 luglio è stato distribuito nei cinema americani e il prossimo giovedì arriva su Netflix per il pubblico italiano.
Non sarà piacevole, forse, ma io non vedo l’ora di vederlo. Spero anche tu.
Grazie per avermi seguito fin qui oggi, ci sentiamo l’ultima domenica di ottobre, il 31, se tutto va bene da New York ❤
Appuntamenti
Sì, ricomincio a viaggiare in direzione Stati Uniti: sarà un’avventura in cui potrai accompagnarmi sin dall’inizio (a breve) e di cui potrai fare parte anche attivamente. Dal 20 ottobre, infatti, terrò uno dei miei corsi di letteratura americana online proprio da New York, per raccontare come la città è cambiata in questi ultimi 20 anni, dal 9/11 alla pandemia, attraverso una selezione di storie letterarie, ovviamente, ma anche umane, televisive, musicali e fotografiche. In collaborazione con l’associazione culturale Babelica, con cui dall’anno scorso curo un progetto di roadtrip letterari chiamato Maps of America.
Mercoledì 29 settembre presento il corso in diretta sul mio Instagram, dalle 18.45: sarà l’occasione per conoscere una prima mappa tematica, le modalità di partecipazione, le zone che toccheremo e altre curiosità. Intanto, però, qui puoi trovare una buona descrizione del corso e, se vuoi, puoi già iscriverti!
Da ascoltare
Qui racconto la storia di Billy-Ray Belcourt, un ragazzo canadese, omosessuale e discendente dei nativi, che ha scritto un memoir d’amore e di dolore, pubblicato recentemente da Edizioni Black Coffee con il titolo Storia del mio breve corpo.