Sogni Americani
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La vita che salvi può essere la tua
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La vita che salvi può essere la tua

Un racconto oscuro + un nuovo tour dei Book Riders in New Mexico

Il parallelismo con la fantascienza e la distopia in questo momento storico è immediato: il freddo dei primi giorni della seconda presidenza Trump, le immagini austere della cerimonia del suo insediamento, i volti e i gesti grotteschi degli uomini potenti a lui fedeli, il carattere spregiudicato dei primi e numerosi decreti da lui firmati, tutto sembra adeguarsi alle atmosfere e ai temi di alcuni grandi classici della letteratura fantascientifica mondiale, da I racconti dell’ancella di Margaret Atwood a 1984 di George Orwell (piccola parentesi: ci sono dei libri di science fiction più specifici e, a mio avviso, più “americani” di quelli che generalmente - e giustamente - si citano per primi, che sarebbe bello analizzare nel profondo per capire qualcosa in più di Trump e dei suoi tempi… diciamo che idealmente li ho messi sullo scaffale dei prossimi corsi online, insieme a quelli sul rap e sul West degli antagonisti, pian piano li facciamo tutti; chiusa parentesi).

A queste proiezioni letterarie, tuttavia, dovremmo secondo me far precedere qualcos’altro di più urgente e già manifesto, qualcosa che potrebbe permettere anche a noi che siamo a distanza di sentirci partecipi e dunque attivi: la morale. Quell’insieme di giudizi e coscienza, decoro e norme di comportamento che tiene dritto - o così dovrebbe fare - il nostro timone del bene e del male. Forse la cosa più sporca che abbiamo come esseri umani, la morale. Eppure anche la più salvifica.

Ve lo faccio raccontare non dalle mie limitate parole ma da una donna che di morale - soprattutto cattolica, soprattutto sporca, soprattutto americana - ne sapeva tantissimo: Flannery O’Connor. L’autrice di racconti a cui in effetti penso sempre quando mi ritrovo a non saper spiegare a fondo il lato oscuro del codice spirituale e sociale degli Stati Uniti. Anzi, in realtà a lei oggi arriviamo attraverso l’intervento di un’altra scrittrice, questa volta inglese: Zadie Smith. Diventata celebre per i libri Denti bianchi e Della bellezza e tornata recentemente al centro della scena letteraria mondiale grazie al suo romanzo storico L’impostore, lo scorso novembre Smith ha ricevuto il Kenyon Review Award for Literary Achievement e durante il discorso di ringraziamento ha narrato il racconto di O’Connor La vita che salvi può essere la tua (lo trovi in inglese proprio sulla Kenyon Review che lo aveva pubblicato nel 1953 e in italiano nella raccolta Tutti i racconti, adesso nell’usato).

La storia è questa: nella Georgia rurale della prima metà del secolo scorso, un uomo di nome Mr Shiftlet sa il fatto suo. O così crede, così dice e così soprattutto spiega - come sanno fare bene certi uomini - a chiunque incontri. Soprattutto alle donne. Somiglia a un avvocato decaduto, una vecchia gloria dalla spiccata “intelligenza morale”, così dichiara; di fatto è un ragazzo di 28 anni senza un braccio che pretende che il mondo non sia abbastanza rotto da non saperlo aggiustare, anche con un braccio solo. Un giorno si imbatte in una donna piuttosto gretta e avida, Lucynell, la quale ha una figlia disabile, trent’anni d’età nel corpo e appena tre nella testa. Anche lei si chiama Lucynell e ha gli occhi azzurri “come il collo di un pavone”.

Abbacinato dalla propria coscienza e forte dei luoghi comuni che sciorina alla donna, riesce a convincerla di poterla aiutare. Economicamente e nelle cose pratiche, s’intende. Riparare il tetto, aggiustare la macchina, essere abbastanza forte da poter proteggere lei e la figlia. Le offre, in sostanza, un capitale in cui riporre fiducia e un genero, qualcosa di cui lei - scrive l’autrice - “aveva una grande fame”. E infatti la donna, in cambio, gli offre sua figlia, una donna che mai avrebbe potuto rispondergli male o disobbedirgli. Lucynell la giovane, dunque, va in sposa a Mr Shiftlet, con la promessa però di tornare dopo la luna di miele a vivere con Lucynell la vecchia, ché lei sola in quella casa scassata di campagna senza la figlia non sa stare.

E qui arriva il finale: stufo della sua sposa muta e bambina già poche ore dopo averla sposata in uno squallido ufficio di paese, Mr Shiftlet abbandona Lucynell la giovane mentre è addormentata al tavolo di un diner. Sulla strada per il motel che avrebbe dovuto ospitare la coppia in luna di miele di appena due giorni. Quando si rimette per strada, carica un giovane autostoppista e comincia a fargli la ramanzina sulla bontà, la dolcezza e il grande animo di sua madre finché questo, respinto dal falso sentimentalismo dell’uomo, salta giù dalla macchina in corsa e Mr Shiftlet si abbandona a un’autocommiserazione fuori misura e priva di qualsivoglia, be’, morale.

Che messaggio trae Zadie Smith da questo racconto di Flannery O’Connor? Questo.

Il mondo è pieno di Mr Shiftlet. Uno di loro ha appena vinto la presidenza, di nuovo. E il mondo è anche pieno di persone come Lucynell la vecchia, vale a dire persone come te e me, che trattano, comprano, vendono, scendono a compromessi, commerciano, imbrogliano e fanno del loro meglio e a volte del loro peggio, ma pensano sempre di essere persone piuttosto perbene. E, infine, il mondo è anche pieno di Lucynell la giovane. Persone davvero afflitte. Persone veramente vulnerabili. Persone in difficoltà. Che non hanno il potere di usare il prossimo come facciamo noi. Che possono contare solo sugli altri affinché creino un mondo tollerabile. A volte, in certi momenti della storia, come adesso, può sembrare che i Mr Shiftlet siano ovunque, in ascesa, e che non ci sia più grazia in questo mondo decaduto, e che abbiamo abbandonato tutti Lucynell in quel diner.

Tutto ciò che so è che per superare i prossimi quattro anni avremo bisogno di tutta l'intelligenza morale che riusciremo a fare nostra. Dovremo svilupparla come un istinto. Come quel giovane autostoppista. Dovremo avere molto chiaro in testa di chi è l'auto su cui siamo saliti e come uscirne, anche nel caso vada nella direzione in cui noi, all’inizio, volevamo andare. Dovremo imparare a proteggere il più possibile noi stessi e le nostre comunità dal sentimentalismo, dalla malignità e dalle manipolazioni del nostro Mr Shiftlet. Non cadremo in momenti di autocommiserazione o, se lo faremo, ci ricorderemo di andare oltre fino a raggiungere anche l'auto-recriminazione. E dovremo cercare, soprattutto, di prenderci cura degli afflitti, delle persone veramente vulnerabili, anche se le nostre menti saranno concentrate sui nostri tetti che perdono e sulle nostre auto rotte.

Per chiudere, ecco per voi una citazione della stessa Flannery: "Devi amare il mondo nello stesso momento in cui lotti per sopportarlo".

Amen.


Viva New Mexico

Si chiama così il decimo viaggio dei Book Riders (qui gli altri nove) nonché la novità di questo 2025: dopo il corso online dedicato a questo Stato che sto svolgendo proprio nelle settimane correnti con grande partecipazione di pubblico, adesso andiamo a visitarlo dal vivo insieme!

In un momento in cui gli Stati Uniti, in generale, offrono un ritratto piuttosto fosco e a tratti distopico di sé, il New Mexico propone qualcosa di diverso (da qui la scelta del nome del tour, con quel viva davanti che vuole incoraggiare gli animi e omaggiare il confinante Messico): una certa idea di equilibrata integrazione e mutua influenza tra culture diverse. Di cui quella anglosassone e bianca non è maggioritaria, anche se è stata e continua ad essere predatrice.

Ho scritto e parlato già molto di questo territorio, non mi ripeterò ancora se non rimandando alla descrizione del viaggio sul mio sito. Come sai già, le persone iscritte al bookclub LIT hanno ricevuto la comunicazione in anteprima e si sono precipitate a prendere il proprio posto on the road: al momento, quindi, restano 3 posti nel secondo turno, quello dall’1 al 13 ottobre.

Terrò aggiornato il sito per eventuali cambiamenti, intanto avanti con le iscrizioni (per prenotarti basta rispondere a questo messaggio) e sempre viva New Mexico!


Questa newsletter diventerà sempre più varia e centrale nel mio lavoro dei prossimi tempi, così come il mio spazio su Substack, piattaforma finora (!) positiva che sta implementando anche la possibilità di interagire via chat, dirette, scambio di note (sullo stile del Twitter di una volta). Ti invito, quindi, a restare da queste parti e, se ti va, a condividere Sogni Americani tra i tuoi contatti.

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