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David Foster Wallace era un uomo schifoso
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David Foster Wallace era un uomo schifoso

E cosa possiamo farne noi di questa informazione

Uno dei libri più importanti dello scrittore americano David Foster Wallace si intitola Brevi interviste con uomini schifosi: si tratta di una raccolta di pensieri, azioni, manipolazioni, terribili ossessioni, confessioni che un gruppo di uomini inventati dall’autore riporta sulla pagina, una galleria di voci che testimoniano perversioni, depressioni, sfruttamento, abusi e inquietanti manie. Ci sono anche delle donne tra queste pagine, donne che la maggior parte della volte sono vittime di questi uomini schifosi e altre - poche - sono protagoniste esse stesse di quanto più negativo la vita possa offrire. Con o senza ironia.

Una delle donne che in modo del tutto diverso è protagonista dell’edizione italiana di questo libro è sicuramente Fernanda Pivano, che alla fine della sua introduzione (datata febbraio 2000) scrive così dell’autore:

le ossessioni e gli esperimenti sinistri che a volte lo ispirano lo hanno fatto accostare a Edgard Allan Poe; ma il suo senso personalissimo dell’alienazione, del solipsismo, della futilità della comunicazione gli hanno dato un suo carattere che lo ha liberato dal pericolo di rientrare nel tono dei cosiddetti Grandi Narcisisti (per esempio John Updike) e lo ha fatto nominare nell’elenco proposto dal New Yorker dei venti scrittori al di sotto dei quarant’anni che rappresentano “il futuro” della narrativa americana.

Peccato che quel futuro David Foster Wallace non l’abbia mai realmente visto. Non solo perché ha scelto di mettere fine alla propria vita ed è morto suicida nel settembre del 2008, ma anche perché nei 20 anni che sono intercorsi dalla pubblicazione di Brevi interviste a oggi la stessa figura postuma di Wallace è andata calcificandosi e biforcandosi in due direzioni opposte: o un genio piuttosto simile proprio al Grande Narcisista temuto da Pivano e amato però alla follia dai suoi lettori-amici (e non uso il maschile a caso) o, peggio ancora, in uno degli uomini schifosi a cui lui stesso diede vita in quella raccolta - lo ammetto - piuttosto indigesta. Non che non esistano vie di mezzo. Non che non esistano lettori e lettrici che non provano per questo scrittore né adorazione né sdegno. Ma, appunto, più ancora in morte che in vita David Foster Wallace ci ha dimostrato che in letteratura sono sempre più forti i personaggi (in questo caso il genio e lo schifoso) delle persone.

E ora mi spiego.

David Foster Wallace era una persona con gravi disturbi psichici e un talento letterario spaventoso. Dipendente da varie cose, tra cui la televisione, l’approvazione degli altri e il sesso, nella sua vita manifestò più volte e in modo inequivocabile atteggiamenti predatori nei confronti di alcune donne e comportamenti abusivi e violenti verso altre. Se per trovare prove della sua genialità non si devono scomodare malumori personali e gli elogi proliferano, per dare ragione della sua personalità abusante bisogna scandagliare accuratamente il candore con cui il giornalista D.T. Max descrive alcuni fatti nella sua biografia del 2012 (non lo accusa mai apertamente, eppure è tutto lì, nero su bianco) oppure affidarci ai tweet della sua ex fidanzata e famosa scrittrice Mary Karr oppure, ancora, attendere il memoir di un’altra donna con cui lo scrittore abbe una relazione, Adrienne Miller, uscito nel 2018, in piena epoca #MeToo. Un’epoca che, come sappiamo, ha avuto il merito di porre l’attenzione sulle donne e sul mondo che le riguarda (ma bisognerebbe dire ci riguarda) prendendo a picconate la narrazione dominante patriarcale, maschilista e sessista dentro la quale abbiamo vissuto tutti e tutte fino, appunto, ad appena una manciata di anni fa. In altre parole, se fino alla fine degli anni Dieci dei Duemila (e quindi figuriamoci nel 2000 quando esce Brevi Interviste o nel 2008 quando avviene il suicidio) la figura di David Foster Wallace scatenava reazioni che, in senso crescente, andavano esclusivamente dalla curiosità, all’apprezzamento, all’adorazione, al culto, negli ultimi tempi un altro punto di vista si è intromesso in questa scala e ha portato alla luce macchie e ombre (dentro e fuori dai suoi libri, dentro e fuori dalla sua vita) ben poco conciliabili con l’intonso ritratto del fottuto genio, spesso talmente genio da essere incompreso da tutti tranne che dagli amici: i suoi lettori più fan.

Lo so, tocco un tasto dolente e, per auto-citarmi, probabilmente sto creando dei malumori personali. È difficile accettare che un autore così amato, talentuoso ed empatico sia stato anche un grande bastardo e abbia avuto comportamenti riprovevoli verso altre persone, donne per di più. Ma allora è qui, è esattamente in questo punto della storia, che ti voglio chiedere una cosa.

Davvero lo è? Davvero è così difficile smetterla di creare personaggi nella nostra testa (l’autore genio o l’autore schifoso) e iniziare a frequentare persone vere, molto meno facili da incasellare dietro semplici nomi e aggettivi? Davvero, dopo aver letto anche solo un suo reportage, pensavate che una persona come Wallace fosse senza macchia, intoccabile e candido? Ma seriamente?

Amo la letteratura perché è la cosa più controversa che ci sia: ci mostra il meglio e il peggio della nostra condizione umana, ci offre un oggetti fisici su cui riversare perversioni e storie immaginarie in cui trovare consolazione, ci permette libertà ma ci chiede resa totale. Io vorrei che la realtà fosse priva di uomini schifosi ma non che lo fosse la letteratura: voglio leggere di cosa è capace un uomo verso una donna, voglio sapere qual è la psicosi di un maschio bianco pieno di soldi (ciao Patrick Bateman!), voglio seguire i pensieri di un predatore. Mi serve per capire la realtà. Quello che non vorrei facessimo, né io né te, è pensare che la complessità della letteratura termini una volta chiuso il libro. Con quel gesto chiudiamo i personaggi nel loro mondo, ma non possiamo in nessun modo fare altrettanto con le persone: non possiamo schiacciarle in una dimensione cartesiana dove si barattano etichette esclusive tra buoni e cattivi, tra geni e perversi, tra giusti e sbagliati. David Foster Wallace non è un personaggio ma, al contrario, in vita è stato niente meno che una persona. In quanto tale, con alcune donne si è rivelato un uomo schifoso. Che debba essere visto e valutato per questo è oggi più che mai necessario. Che debba essere visto e valutato per le sue opere lo è altrettanto. Possiamo fare entrambe le cose.


E possiamo anche parlarne, discuterne insieme proprio a casa sua! Un po’ a sorpresa qualche giorno fa ho comunicato che ci sarà un tour dei Book Riders in Illinois, a cavallo tra ottobre e novembre, proprio per celebrare (Halloween e) i 60 anni di Wallace, che qui nacque e visse per gran parte della sua vita. Altrettanto a sorpresa si sono già appuntate diverse persone, quindi restano solo 2 posti disponibili. Nel caso ti interessasse, trovi i dettagli qui!


A proposito di viaggi: un altro modo per visitare i luoghi di Wallace in Illinois, ma anche per esplorare cittadine speciali come Malibu in California, Asbury Park in New Jersey, Astoria in Oregon e Marfa in Texas è salire in macchina con me e iscriverti a Once Upon a Town, il più avventuroso dei miei corsi online, ora disponibile on demand e anche in formato podcast (ottimo per l’estate). Trovi tutte le info qui… e vedrai che questo non è l’unica proposta che ti faccio per viaggiare da casa, ce n’è anche un altra, piuttosto travolgente.

Grazie per avermi letta fin qui oggi! So che molte newsletter si mettono in vacanza per l’estate ma a me sembrerebbe assurdo: sto per partire per gli Stati Uniti e scriverti da lì ha più senso di qualsiasi altro luogo. Quindi, se lo vorrai, ci risentiamo tra un paio di settimane!

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La newsletter quindicinale di Marta Ciccolari Micaldi, aka La McMusa.