C’è una versione di New York in cui le Torri Gemelle non sono mai state attaccate e ancora svettano. C’è una versione di New York in cui Brooklyn non è stata ancora gentrificata e il suo aspetto è soltanto residenziale. C’è una versione di New York in cui non esistono parchi che galleggiano sull’acqua o palazzi le cui pareti sono interamente di vetro ma in cui si può camminare sull’Hudson e sull’East River scavalcando delicatamente il Brooklyn Bridge e il Washington Bridge.
Questa versione di New York è il suo passato, un modellino grande come due campi da basket chiamato Panorama e ospitato all’interno del Queens Museum, nel distretto del Queens, appunto. Realizzato in occasione della New York World’s Fair del 1964 da un team di più di 100 persone coordinato da Raymond Lester e Robert Moses, da allora racconta com’era la città in un punto preciso del tempo e ne registra con discrezione i cambiamenti più significativi. O almeno alcuni.
Se la sensazione di avere la città ai propri piedi è stranamente prepotente per chiunque sia abituatə a percorrere le strade di New York con il naso all’insù provando suggestione e meraviglia, c’è un aspetto altrettanto strano ma molto più dolce e pacifico che compensa quella prepotenza: la città è ferma. Immobile. Silenziosa. Si muovono solo due piccoli aeroplani, che partono dai due aeroporti riprodotti nel modellino (JFK e La Guardia) e sono sorretti da due coppie di fili invisibili, e il bagliore delle luci che portano i visitatorə dall’alba al tramonto e dal tramonto all’alba ogni manciata di minuti. Nel progetto iniziale, quello voluto nel 1964 per mostrare al mondo intero la cosiddetta City of Opportunity, era previsto che si sorvolasse il modellino compiendo un breve percorso a bordo di un piccolo elicottero, anch’esso un modellino. Oggi di elicotteri non se ne vedono, ma una passerella porta le persone a compiere dall’alto un percorso di avvicinamento simile: si parte da nord, dal Bronx, poi si costeggiano il Queens e Brooklyn a est, si passa sotto il Verrazzano Bridge a Staten Island e si ritorna verso nord costeggiando l’isola di Manhattan sul suo lato occidentale, sentendosi praticamente sopra il New Jersey. In questo modo si omaggiano tutti e 5 i distretti della città, più il sesto (lo stato del New Jersey appunto), che c’è sempre anche quando non vorrebbe.
Forse, arrivatə a questo punto, ti starai chiedendo due cose. Una: dove puoi aver già visto questo modellino? Te lo dico subito: probabilmente qui, nel documentario di Netflix che Martin Scorsese ha dedicato a Fran Lebowitz nel 2021. Lei viene spesso ripresa mentre racconta il suo rapporto con New York camminandoci proprio sopra. L’altra è come mai ci sono ancora le Torri Gemelle, così come tantissime altre cose che alla città non appartengono più. Nel corso dei decenni, il modellino ha subìto alcuni massicci interventi di ammodernamento (le Torri Gemelle stesse erano in embrione nel 1964, furono aggiunte al modellino solo in un secondo momento) e dal 2009 il Queens Museum ha lanciato un programma denominato Adopt-a-Building: per appena 100$ si può adottare un luogo di New York e far sì che appaia sul modellino, permettendo così al progetto di andare incontro a una costante manutenzione ma, se ci pensi un momento, anche a una curiosa mistificazione temporale.
Se magari sono stati aggiunti posti scelti per un primo appuntamento, scuole, case, campi sportivi, chiese e locali, non è affatto detto che tutti gli edifici siano testimoni dello stesso tempo storico, della stessa epoca, degli stessi anni. Le Torri Gemelle sono ancora lì e probabilmente ci resteranno (si diceva che sarebbero state sostituite una volta che il nuovo One World Trade Center fosse stato ultimato, ma ormai è passato qualche anno e nessuno le ha ancora tolte), componendo così, insieme a tutto il resto, una New York ideale che non esiste, una città obliqua, fantascientifica che è tanto concreta quanto irreale.
Una piega nella linea del tempo, questa, che però non è difforme da ciò i visitatorə trovano fuori dal Queens Museum, in quel parco chiamato Flushing Meadows che oggi ospita gli US Open di tennis ma lo fa facendoci attraversare ere e mondi - letteralmente - diversi.
La New York World’s Fair del 1964 fu un evento enorme: nonostante non fosse stata autorizzata come fiera ufficiale, attirò a sé una quantità impressionante di aziende, enti statali e partner internazionali, ognuno dei quali si impegnò a costruire nel parco un edificio che lo rappresentasse, il più possibile futuristico e vagamente fantascientifico. Eccone alcuni.

Mentre la maggior parte di loro sono stati abbattuti o trasferiti - del destino di alcuni racconta proprio l’autrice Julia Wertz in questa irresistibile striscia del New Yorker e ovviamente nel suo libro - altri sono rimasti là dove erano stati costruiti e oggi costituiscono un peculiare paesaggio spaziotemporale. Un paesaggio in cui vecchio e nuovo, passato e futuro, decadenza e ristrutturazione convivono in una cartolina newyorkese del tutto simbolica: qual è l’essenza di New York - città di tuttə, città per pochə - se non il suo costante cambiamento e il suo essere anche tutte le cose che non è mai stata?
Se ti capita di andare a New York nei prossimi mesi, porta con te queste parole. Vai a visitare il Queens Museum e il Flushing Meadows Corona Park, ci vuole un pomeriggio buono (il Queens può risultare molto lontano) ma ne vale assolutamente la pena!
Grazie, intanto, per aver seguito me fino a qui oggi. Ti lascio qui sotto alcuni libri newyorkesi in cui perderti e una notizia importantissima. Ci risentiamo molto presto ❤
Libri da comprare (per due motivi)
Il primo è perché sono obiettivamente molto belli. Ne ho già parlato spesso, ma ci sono diverse persone nuove iscritte a questa newsletter, mi ripeto volentieri.
L’altro motivo è che da qualche giorno ho avviato una collaborazione con IBS e Feltrinelli: se comprate i libri dai link che trovate qui sotto, io guadagno una piccola percentuale. Potrebbe essere un bel modo per sostenere Sogni Americani!
Ed eccoli qui:
Nonstop Metropolis, A New York City Atlas > un atlante culturale pieno di mappe e altrettanti saggi, coordinato da quel role model che è Rebecca Solnit. Guarda un po’, la presentazione di questo libro la fecero proprio al Queens Museum, esponendo anche alcune delle mappe vicino al modellino Panorama.
Tenements, Tower and Trash, An Unconventional Illustrated Story of New York City > la graphic novel di Julia Wertz che fu il mio libro preferito del 2021 e su cui oggi non aggiungerò neanche una parola perché ve ne ho parlato fino allo sfinimento!
You Are Here, NYC, Mapping the Soul of the City > ancora mappe, solo che questa volta ti ci perderai dentro.
Viaggi da fare
C’è trepidazione! I tour estivi dei Book Riders stanno per essere annunciati: come anticipato qui, saranno 3 🚐
Il lancio avverrà giovedì 31 marzo attraverso questa newsletter, il sito e il mio canale Instagram. Saranno tutti coordinati, così da rendere la gestione delle iscrizioni trasparente e semplice: verranno raccolte in ordine cronologico. Tieni dunque d’occhio questi canali nei prossimi giorni e spolvera il passaporto!
Ti ricordo che, per conoscere meglio il progetto Book Riders, puoi ascoltare/guardare il video qui sotto, puoi sfogliare il catalogo dei tour in programma oppure questo carosello e, infine, puoi seguirci dal 14 al 24 aprile quando andremo nel LitPNW insieme al nostro nuovo, attesissimo accompagnatore. Ti aspetto!