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Fino all'ultimo pino
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Fino all'ultimo pino

Vendere alberi di Natale sui marciapiedi di New York

La grande, poderosa città di New York è divisa sì in 5 distretti, come ci dice la consuetudine, ma anche in 6 territori: 6 territori che prendono vita non appena sorge la prima alba dopo il Giorno del Ringraziamento, a fine novembre, e che si spengono, si svuotano il 24 dicembre. Terreni di faide, rivalità, competizione e inimicizia, i 6 territori di New York si contendono la città perché in verità si contendono un impero economico: quello degli alberi di Natale. Pensare che vendere i pini sempreverdi sui marciapiedi della città - come hai sempre visto fare nei film, per intenderci - sia un’iniziativa di sparuti e modesti taglialegna che vanno a New York per fare qualche affare e arrotondare i guadagni dell’anno non solo è sbagliato ma è anche ingenuo. A gestire le vendite degli alberi e ad amministrare un giro di guadagni che arriva al milione di dollari per ogni territorio (cash only!) sono i cosiddetti tree-men, mezza dozzina di uomini-albero che in realtà sono veri e propri magnati e che quindi rispondono solo alle spregiudicate regole del capitalismo. La prima delle quali è lavorare e far lavorare a qualsiasi costo: 16 ore al giorno, nel gelo e nella neve, attirando più persone possibile, alimentando più illusioni possibile, finché anche l’albero più bitorzoluto e alieno non sia stato venduto e il milione di dollari raggiunto. Se non superato.

A raccontare questo lavoro ingrato che viene spesso presentato come elfico ma che di fiabesco non ha davvero nulla è Owen Long, scrittore e venditore stagionale di sempreverdi, al servizio del tycoon dei pini di Brooklyn, tale Greg Walsh. Mentre Owen è diventato abile, anno dopo anno, a scaricare i pini dagli enormi camion che raggiungono la rivendita newyorchese dall’Oregon o da altri posti remoti senza mettere troppo a rischio la propria vita (e non è facile), il suo capo Greg è diventato uno dei pochissimi tree-men di New York in virtù di alcune caratteristiche condivise con gli altri magnati (spregiudicatezza, potere, intuito, ossessione) e un’altra che invece è piuttosto peculiare: assomiglia sfacciatamente a Santa Claus. E lo sa. La targa della sua macchina recita SANTA09, in estate veste camicie hawaiane verdi e rosse, ovunque entri saluta le persone con un inconfondibile “Oh, oh, oh!”. Ha assunto Owen qualche anno fa, non soltanto per fargli vendere alberi di Natale nel suo territorio a Brooklyn, ma anche per sfruttarlo come assistente personale: il suo business ha bisogno, dice, di qualcuno che sappia amministrarlo razionalmente, oltre che nutrirlo con soldi ed emotività. Un’altra caratteristica di Greg, infatti, rischia di rovinare gli affari: non riesce a vedere andar via una famiglia scontenta per non essere riuscita a comprare un albero. Se il prezzo è troppo alto o l’albero troppo rovinato, lui semplicemente abbassa il prezzo. Nulla di simile, racconta Owen, fanno i suoi concorrenti né faceva il suo vecchio socio, il quale era disposto a dispensare anche la più laida bugia ai suoi clienti pur di farli comprare. Vendiamo felicità, qui, no? diceva. Poco importa se non è reale.

La frenesia delle persone per il Natale non è sempre esista, né è sempre esistita la vendita dei pini sui marciapiedi di New York: la seconda è conseguenza della prima, naturalmente, e dalla prima eredita anche l’aspetto illusorio. Greg vende alberi da quando aveva 38 anni, ora ne ha 60. Da allora ha sempre vissuto nel Queens, per i restanti 11 mesi dell’anno fa ricerca e si muove in lungo e in largo nel paese per trovare e selezionare gli articoli migliori. Le notti della prima settimana di dicembre - di ogni dicembre - aspetta che i camion arrivino con i loro carichi, aiuta i suoi dipendenti a scaricare le centinaia di pini, ma nessuna di queste volte sembra stancarsi. Anzi. Una notte, ricorda Owen, era il 2020, Greg gli diede uno strappo a casa dopo uno scarico particolarmente gravoso, mentre le prime luci dell’alba accendevano i grattacieli di Manhattan e facevano scintillare le funi del ponte di Brooklyn. Greg guidava e mangiava Doritos, sveglio e in pace. Passò il sacchetto delle patatine a Owen e gli disse: “non mi stancherò mai di tutto questo”, lasciando volutamente in sospeso a cosa “questo” si riferisse. Se New York all’alba del Natale, se le Doritos, se il suo lavoro di venditore ossessionato dalla felicità, se la sua somiglianza romantica e strategica a Babbo Natale.

Foto di Lucia Buricelli, tratta dall’articolo Secrets of the Christmas Tree Trade. Turf wars. Protection money. Scientology. And my boss, a man who’s half-convinced he really is Santa di Curbed.

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Grazie per avermi seguita fin qui oggi! Se la storia di Owen e Greg ti ha appassionato, puoi leggerla per intero in questo lungo e piacevole reportage. Noi ci sentiamo tra due settimane, ma intanto ti auguro di trascorrere buon Natale e buone feste, che siano serene e piene di ciò che desideri. Personalmente io punto al cibo, ai libri, alla sauna e magari a una sciata ☃️


Una delle cose a cui potresti dedicarti nei prossimi giorni è un roadtrip letterario, ovviamente negli Stati Uniti! Se ti affidi a me, ne ho ben quattro da proporti:

  1. Once Upon a Town, originale e itinerante, è il primo roadtrip di questo progetto chiamato Maps of America ed è perfetto per chi non si vuole fermare alle storie già conosciute;

  2. The Road West, epico e struggente, è il viaggio ideale per chi non ha paura di fare i conti con le grande imprese dell’anima e del corpo;

  3. The City that Never Dies, immersivo e inedito, è l’esplorazione dentro la New York di chi non si accontenta dei luoghi comuni, realizzata live in loco nell’autunno del 2021 con interviste, reportage e racconti esclusivi;

  4. American Sueños, travolgente e ispirato, è il viaggio per chi vuole cambiare l’arredamento del proprio immaginario.

Trovi tutte le info qui! I corsi resteranno in vendita solo fino all’8 gennaio.


Come ti ho già accennato nelle newsletter precedenti, da gennaio la membership de La McMusa si rinnova in 2 dei suoi 3 contenuti. Non ti anticipo di più, avremo modo di parlarne per bene nelle prossime settimane. Colgo qui l’occasione, però, per salutare chi è a bordo sin dall’inizio, chi è salito in corsa e chi, invece, è arrivato con la promozione natalizia: grazie davvero di cuore! Sono stati 20 mesi pieni zeppi di storie, stimoli e complicità. Valeria, la mia socia, ha scritto di recente un post che non solo racconta benissimo il nostro modo d’intendere la produzione e la fruizione di contenuti digitali, ma mette a fuoco anche una scelta che vogliamo fare insieme a voi: prenderci il giusto tempo.

A post shared by Valeria Sesia (@valysesia)

Per chi volesse un assaggio di questi contenuti, a dicembre in Corn Flakes io ho raccontato e letto una storia natalizia con un protagonista d’importanza capitale eppure dimenticato, Jacob A. Riis; in Mac&Cheese Valeria ha descritto con cura e un certo pepe l’origine delle canzoni di Natale. Trovate il resto qui e potete unirvi quando e come volete!

Ancora auguri, allora, e arrivederci al 2023 🎊

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Gli Stati Uniti raccontati dalle persone, dai luoghi, dai libri.
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La newsletter quindicinale di Marta Ciccolari Micaldi, aka La McMusa.