Sogni Americani
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La capitale dell'immaginazione
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La capitale dell'immaginazione

E altri modi per non definire New York

Ciao tu che mi leggi oggi! Ti scrivo da New York - Downtown Brooklyn precisamente - dove mi trovo in questi giorni per la prima edizione della New York Factory, il tour dei Book Riders nella Grande Mela. Rispetto agli altri viaggi che mi hai visto fare normalmente con i gruppi negli Stati Uniti, questo si differenzia per molte cose: è stanziale, è suddiviso quasi a metà tra tempo da trascorrere insieme e tempo per esplorare la città in maniera individuale, alla guida ci sono solo io (di solito siamo in due), non c’è il mitico van ma si gira esclusivamente a piedi o in metro (o con Lyft quando siamo troppo stanche), è arricchito dalla collaborazione con Ricky Russo (bravissima guida locale che organizza passeggiate molto originali sia a Manhattan che a Brooklyn) e, infine, si svolge in parte come un workshop negli splendidi locali del Center for Fiction di Brooklyn.

Una sola cosa non cambia rispetto agli altri tour dei Book Riders, la cosa più importante di tutte: il legame tra l’esplorazione di New York e la letteratura. La possibilità di perdersi tra le vie della città e di scrivere così la propria storia a New York, inseguendo le parole di chi qua ci è già passato e ha a sua volta costruito una propria trama, un suo personale racconto. A volte molto noto, a volte indecente, a volte totalmente diverso da quello che hanno raccontato le serie tv, a volte entusiasta, a volte disperato, a volte così intimo da sembrare impossibile in mezzo a tutti i grattacieli e le luci e le moltitudini di persone. Sempre, comunque, unico.

È questa le prerogativa di New York: se le concedi di fare di te un personaggio, lei costruirà intorno a te una storia che nessun altro potrà mai né avere né scrivere. Anche perché sarai tu a scegliere a quali altre accostarla, dove andarla a mettere tra tutte le altre storie che questa città ha raccontato prima di te e continuerà a raccontare una volta che tu non ci sarai più. Perché sì, tu sei newyorkese non appena metti piede in città ma dovrai comunque arrenderti all’idea che New York continuerà ad andare avanti anche dopo di te, anche quando tu dovrai inesorabilmente lasciarla e altre persone arriveranno a prendere il tuo posto.

Ho pensato di poter prendere tutte le storie mai raccontate - tutte le trame inventate da un essere umano, tutti i personaggi e i luoghi - e di metterle insieme per formare un mondo, e ho pensato che se quel mondo avesse avuto una capitale, ecco, io c’ero finito nel mezzo. Per uno come me era come essere tornato a casa. I luoghi che stavo riconoscendo mi erano appartenuti davvero: solo non qui, ma nell’altrove in cui veniamo catapultati quando abbandoniamo la realtà aprendo un libro. Mi trovavo nella capitale dell’immaginazione.

La mia prima volta a New York fu nel lontano 2010. Era anche la mia prima volta negli Stati Uniti; per orientarmi, avevo portato con me un piccolo libro appena uscito che sembrava contenere delle mappe perfette, quelle letterarie, e aveva un titolo che riusciva a spogliare di ogni presuntuosa precisione il mio immaginario: New York è una finestra senza tende. Il suo autore si chiamava Paolo Cognetti: era un nome già noto allora tra noi che amavamo l’America e i libri, ma le sue montagne così come la grande notorietà si intravedevano solo in lontananza. In quel piccolo libro con la copertina blu e nera, con poche illustrazioni quasi abbozzate in grigio degli edifici tipici di New York e una macchia di giallo, capii subito, dalle prime pagine, che erano custoditi i segreti più silenziosi e roboanti della città così come quelli della scrittura di un ragazzo innamorato tanto delle parole quanto dei mondi che quelle - e solo quelle - possono creare. Leggere le sue parole, ritrovarci dentro i classici Melville, Whitman, Ginsberg ma anche voci nuove che non avevo ancora mai sentito nominare, accettare l’invito a usare i suoi occhi per scoprire il passato di New York e gli angoli meno noti quartiere per quartiere, accompagnarlo nel suo commovente tentativo di unire le vecchie trame a quelle nuove a quelle più personali, tutto questo, in quel lontano autunno di tredici anni fa, fu struggente. Fu un dono, un regalo che ero pronta a ricevere e che feci mio senza pensarci due volte.

Un regalo che oggi spero di trasmettere a mia volta a te e soprattutto alle 10 persone che sono con me a esplorare la città delle mille luci, la città delle mille possibilità ma soprattutto la capitale dell’immaginazione, come l’ha appunto definita Cognetti e come vogliamo pensarla se alla capacità di immaginare non vogliamo porre limiti. E noi non vogliamo: New York somiglia a un film, ma è molto di più di ogni film mai realizzato. Il suo libro ci sta accompagnando a Red Hook, a Park Slope, a Coney Island, a Brooklyn Heights: lo apro, ne leggo alcuni frammenti e intorno a noi compaiono personaggi leggendari che hanno fatto fini molto poco degne del loro nome, compare la disperazione che solo New York può causare, appaiono i fili narrativi che legano le brownstone tipiche di Brooklyn agli operai del vecchio porto che oggi non c’è più, appare un uomo che vuole morire e una donna che recita poesie in spagnolo, compare Gotham - lui la chiama così - com’era in un frammento di tempo e oggi non è più.

Più di ogni altra cosa, quindi, appare New York nell’impossibilità di essere ritratta e incorniciata una volta per tutte. Soprattutto finché continuerà ad attrarre persone da ogni angolo del mondo e a somigliare a ognuna di loro, in ognuno dei sentimenti e dei momenti che caratterizzano l’umanità intera: il sogno, la solitudine, il chiasso, l’intimità, l’amicizia, le grida di felicità, il borbottio della pazzia, il silenzio della resa, l’amore, il cuore profondo del dolore. E qualsiasi altra cosa tu voglia, inclusa la poesia.

(Questa qui sotto me l’ha passata Valentina Stella, scrittrice e cara amica che è qui con me e che ti consiglio di seguire perché in questi giorni sta scrivendo 9 ritratti della città, molto belli.)

Grazie per avermi seguita a New York oggi. Se il libro di Cognetti ti intriga, lo puoi trovare qui: è un link affiliato, tu lo paghi allo stesso prezzo e intanto mi offri il corrispettivo di un caffè. È un libro capitale per me, di cui non parlavo da tanto e che sono stata felice di scoprire ancora così attuale e vivo. È come se avesse dato un’altra piccola grande scossa al nocciolo del mio lavoro!


Questa magia continua, volendo ogni mese

Sì, perché l’incantesimo di strade e storie letterarie appreso da questo libro e dalle parole di Paolo Cognetti per me negli anni è diventato il terreno perfetto su cui costruire un’intera narrazione. Una narrazione fatta di tante parti diverse, di tanti capitoli differenti: i tour, i corsi, questa newsletter, i contenuti in abbonamento, gli eventi. Una cosa grossa che arriverà tra meno di tre mesi.

Dopo dieci anni so che non potrei esplorare e raccontare gli Stati Uniti in un altro modo. E allora diamoci dentro, soprattutto se anche per te questo modo di mettere le storie al centro ti fa sentire sulla strada giusta, su una strada per lo meno stimolante e suggestiva.

Su una strada che lo scorso maggio è andata molto lontano: è partita dalle Rocky Mountains per arrivare alle vie di Los Angeles dove oggi si sciopera e infine trasformarsi nel fiume più importante d’America, il Mississippi.

  • Miglia, il mio podcast di esplorazione e racconto on the road degli Stati Uniti, ha fatto tappa a Cripple Creek in Colorado, per le ragioni che leggi qui sotto. Puoi ascoltare la puntata qui.

    Marta Ciccolari Micaldi on Instagram: “Spero sinceramente che questo podcast duri il più a lungo possibile. Perché più lo faccio più mi accorgo di quanto ancora c’è da fare: esplorare gli Stati Uniti oggi non vuol più dire soltanto unire città e provincia, sobborghi e natura. C’è un’enorme varietà nel mezzo, un’infinita costellazione di realtà diverse. Che spesso hanno radici in storie molto, molto vecchie. E parlarvi di Cripple Creek da New York non fa che confermarmelo: come fa l’America a contenere e far convivere così tante cose, tutte così diverse? #Miglia serve proprio per rispondere a questa domanda: provate ad ascoltare anche solo una puntata abbonandovi per un mese (#linkinbio) o magari recuperare tutte e cinque le tappe (per ora) in una giornata sola. Potreste già avere un assaggio di risposta! Grazie alle centinaia di persone già abbonate, siete voi a farmi credere che questo viaggio davvero non finirà mai 🗺️🇺🇸 #podcast #membership
    May 31, 2023
  • Mac&Cheese, la newsletter sulla pop culture a cura di Valeria Sesia, ha raccontato l’attuale sciopero degli sceneggiatori e le sceneggiatrici a Hollywood, aprendo scenari sorprendenti tanto sul passato (torna Trump nella sua versione migliore) quanto sul nostro futuro. La puoi leggere qui.

    Valeria Sesia on Instagram: ”📱Cosa succede se la tecnologia avanza così velocemente da rivoluzionare le nostre abitudini? 🛑 Quando avviene un cambiamento, normalmente, ci è impossibile identificare nell’immediato tutti gli aspetti che questo porta con sé. Lo #sciopero degli #sceneggiatori e delle sceneggiatrici statunitensi ci dà l’opportunità di conoscere meglio alcuni di questi aspetti, intrecciati con quello che è il nostro tempo e con le scelte mediatiche che compiamo quotidianamente. 🧩 Il percorso che vi propongo nell’ultima #newsletter Mac&Cheese parte dal 2007, ai tempi dell’ultimo sciopero di chi scrive per l’entertaiment. Nelle storie, nelle scelte e nelle soluzioni nate durante quei 100 giorni di stop ai lavori, troverete tanti pezzi di un puzzle che, ancora oggi, compone la nostra dieta mediatica. Pezzi sui quali è molto utile ragionare. 📮 Grazie per aver letto l’ultima newsletter, uscita ormai da una settimana, e grazie a chi lo farà! Vi aspetto per scoprire le vostre impressioni! @la_mcmusa #membership #macandcheese
    Credits: FOX, New York Times, NBC”
    May 29, 2023
  • LIT, l’elettrizzante bookclub della McMusa, ha creato un dibattito accesissimo su Mississippi Solo, il libro di Eddy L. Harris che racconta l’avventura di un uomo afroamericano in canoa lungo il fiume più importante del suo paese. Un’avventura che a qualcuna è piaciuta tantissimo e che a qualcun altro è risultata totalmente indigesta. Come sempre ne abbiamo parlato in maniera super aperta, partecipata e appassionata. Questo spazio di scambio è meraviglioso, ti invito con tutto il cuore a partecipare: l’America e le persone che potresti trovarci dentro potrebbero cambiare la tua, di strada. Provaci: a giugno leggeremo insieme Il bar delle grandi speranze di J.R. Moehringer. Un classico moderno, finalmente.

Ti mando un abbraccio da Brooklyn e ancora ti ringrazio, ci sentiamo sabato prossimo!

Sogni Americani
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Gli Stati Uniti raccontati dalle persone, dai luoghi, dai libri.
Dai risvegli.
La newsletter quindicinale di Marta Ciccolari Micaldi, aka La McMusa.