Sogni Americani
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Orientarsi per perdersi
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Orientarsi per perdersi

Storia di una mappa (e di molte altre)

Tu sei qui. Come mai abbiamo così tanto bisogno di sapere che posizione occupiamo nel mondo e dove siamo? Te lo sei mai chiesto? Creiamo mappe e carte geografiche da quando abitiamo questa Terra: per sapere dove andare, per riconoscere un determinato elemento vicino o lontano rispetto a noi, per elaborare un percorso o organizzare la conformazione delle terre che non sono la nostra. Eppure nessun disegno fisico né alcuna rappresentazione digitale potrà mai essere abbastanza accurata da saperci restituire in modo univoco e irrevocabile la nostra reale posizione sulla superficie del pianeta. In primis perché quella superficie è rotonda e in movimento, mentre nessuna delle rappresentazioni lo è allo stesso modo; in secondo luogo perché le variabili che determinano la relazione nostra con il territorio e quella degli elementi fisici tra loro non possono essere contenute in una mappa. Sono troppe e molte appartengono a dimensioni diverse. Sono mutevoli, sono infinite, spesso sono impalpabili come lo spostamento dell’aria al passaggio di un gabbiano.

Tanto varrebbe, quindi, prendere le mappe geografiche come uno strumento che ci permette di orientarci, certo, ma quasi esclusivamente per perderci: tu sei qui ma qui non esiste esattamente. Noi siamo là, ma può essere davvero un sacco di cose diverse. Se questo discorso ti intriga e vorresti approfondirlo da un punto di vista scientifico e logico, ti consiglio di affidarti a La terra è rotonda (link affiliato), il quinto numero della rivista Cose spiegate bene curata da Il Post. Se invece ti va di continuare a seguire me (e le due cose naturalmente non si escludono), ti faccio fare un salto là dove a mio parere ci si perde e ci si ritrova meglio: il mondo della finzione, le pagine della letteratura. Se le mappe geografiche ci restituiscono approssimazione, allora usiamole per rendere quell’approssimazione totalizzante e, in un significativo gioco di specchi e paradossi, per permetterci infine di sapere davvero qualcosa in più sui luoghi che cerchiamo, che viviamo, che vorremmo visitare attraverso le storie che li caratterizzano. Attraverso i racconti che lì hanno trovato origine e sono ambientati.

È da anni - come credo tu sappia - che mi affido a questo metodo: la letteratura che racconta la geografia e la geografia che si specchia nelle trame della letteratura. E non sono la sola, anzi! Recentemente una scrittrice americana di nome Susan Straight ha fatto di questo binomio-bussola un ricchissimo universo digitale in cui - appunto - perdersi: per accuratezza, completezza, facilità di navigazione e stile, la sua mappa letteraria degli Stati Uniti in 1001 romanzi è la migliore risorsa che possiamo trovare oggi per conoscere il territorio americano e cercare lì dentro la nostra posizione o quella di chi ci interessa.

Susan Straight cominciò il suo progetto durante la pandemia: come racconta lei stessa nell’introduzione della sua colossale mappa letteraria, l’ultimo giorno di lavoro prima del lockdown era tornata a casa da una delle sue lezioni di letteratura americana e aveva posato sul tavolo i libri di cui aveva appena parlato in classe. Si accorse subito che erano tutti libri che raccontavano viaggi di esplorazione e di scoperta. E che lei quella storia non voleva abbandonarla ma, al contrario, proprio ora che quell’esplorazione e quella scoperta venivano bruscamente interrotte, era decisa a continuarla. Sia per poter viaggiare lei stessa nel suo paese attraverso i libri, sia per poter offrire alla sua comunità una buona occasione per distrarsi. Inizialmente la sua comunità fu il suo vicinato: attrezzò presto una libreria davanti a casa sua dove i vicini (molti dei quali erano dottoresse o infermieri del vicino ospedale travolto dal Covid) potevano trovare romanzi che parlavano delle loro case lontane o dei posti dove avrebbero voluto trovarsi in quel momento e, allo stesso tempo, dove potevano aggiungere a loro volta dei testi. Poi, anni dopo e con l’aiuto di altri professionisti, quella comunità divenne il web, siamo diventati noi, che possiamo così navigare gli Stati Uniti di trama in trama, di zona in zona, in compagnia di molteplici personaggi e molteplici voci.

Cosa che ti invito caldamente a fare, inizialmente anche solo per perderti, appunto, e vedere quali storie sono ambientate nel Maine, quali al confine con il Messico, quali a New York e quali in mezzo alle Great Plains. Anche se non le conosci: anzi, forse soprattutto se non le conosci. Il bello sta proprio lì.

Molti dei testi usati da Susan Straight per comporre la sua mappa letteraria, infatti, in Italia non sono tradotti. Altri naturalmente sì. Per ognuno, in ogni caso, viene fornita una breve sinossi, un posto nel discorso di inquadramento generale che apre ognuna delle 11 parti in cui sono stati divisi gli Stati Uniti per questo progetto e, ultima ma essenziale, la sua posizione sulla carta geografica del paese. Potresti perderci delle ore, ti avverto, anche perché le scelte letterarie compiute da Straight sono davvero raffinate, attente a una rappresentazione variegata e completa della società americana e molto, molto generose.

Te le lascio esplorare con i tuoi tempi e le tue inclinazioni, ma proprio sulla base di questo invito ti porto con me verso un’ultima riflessione (a cui seguiranno altri due interessanti modi di orientarsi per perdersi): il ruolo dei libri e delle storie per conoscere i luoghi diventa fondamentale perché ci permette di conoscere quei luoghi per come li ha vissuti un’altra persona, un altro gruppo di persone, un altro sguardo. Ed è quindi una geografia sentimentale che si sovrappone a un’altra geografia fisica, arricchendola. Potenzialmente la mappa dello stesso luogo, quindi, diventa infinite mappe, una per ogni persona che la racconta o la scopre per la prima volta o la percorre dal primo giorno di vita. E in questa moltiplicazione di mappe geografiche risiede, forse, la più corretta delle approssimazioni fisiche: tu sei qui, in modo diverso e unico rispetto a tutte le altre persone, le altre vite e tutte le altre dimensioni spazio-temporali. E la geografia, in questo, c’entra fino a un certo punto!

Grazie per avermi seguita fin qui oggi. Ti lascio volentieri altri due libri di mappe americane dentro i quali perdere te e tutto il tuo tempo, ritrovandoti:

Buon viaggio! Ma prima non perderti gli aggiornamenti, oggi più intensi di altre volte.


Un saluto difficile

Lo scorso 13 giugno è morto Cormac McCarthy. Avevo preparato un piano con un caro amico, tempo fa, in previsione del momento della morte del mio scrittore preferito, un momento che sapevo sarebbe stato per me intollerabile ma in cui avrei comunque voluto esprimere pubblicamente la mia partecipazione. Glielo dovevo. Non l’abbiamo attuato, anche se per fortuna è riuscito lui stesso a darmi la notizia della scomparsa di McCarthy attutendo così l’inevitabile shock e l’amarezza della sola notifica del New York Times sul cellulare. L’ho ricordato, allora, in questo video appassionato e commosso, a cui hanno partecipato (in diretta o nei commenti o nelle condivisioni) tantissime persone: è stato molto consolatorio. Se non l’hai ancora visto e ti va di conoscere questo immenso scrittore, magari scoprendo con cosa iniziare a leggerlo e cosa invece rimandare a un secondo momento, te lo consiglio di cuore. Se invece ti interessa solo un breve ma altrettanto appassionato omaggio, ho avuto l’onore di poterlo affidare all’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia: lo puoi leggere qui sotto.

Ambasciata U.S.A. on Instagram: “Con la scomparsa di Cormac McCarthy, gli Stati Uniti e il mondo intero perdono un gigante della letteratura contemporanea. Ne affidiamo il ricordo alle parole di @la_mcmusa, giornalista, autrice e guida letteraria, che ringraziamo per l’appassionato contributo: “Cormac McCarthy è il mio scrittore preferito perché lo specchio dentro il quale ci fa specchiare è incandescente e non ha fondo. Nella sua opera ha scritto di tutto ciò che ci riguarda e che ci travolge in quanto umani, colto in quell’attimo esatto - un attimo che spesso è una vita intera e non riguarda solo un individuo, bensì tutti - in cui è impossibile chiederne spiegazione a Dio o a qualsiasi altro essere umano. E men che meno consolazione. La colpa, la perdita, la solitudine, l’amore, l’ostinazione, la fede, il riscatto, la bellezza, la morte, l’oblio, le stelle. L’omicidio, il peccato, l’incesto, l’apocalisse. Ciò di cui scriveva Dante, insomma, le storie che stavano nella Bibbia, i personaggi che uscivano dalla penna di Shakespeare e Dostoevskij, la tragedia greca. In altre parole: le trame più magnifiche, come la seta e l’oro, e dolorose, come lo scalpo e l’allucinazione, della storia.”″
June 15, 2023

Prossimamente

Questa sarà un’estate a dir poco importante, soprattutto verso la fine. Accadrà una cosa grande che condizionerà anche il calendario dei mesi successivi: non ti dico ancora cosa sarà (chissà, magari qualcuno ha già indovinato, ogni tanto spargo indizi qua e là) ma ti annuncio con sicurezza (e finalmente) che a settembre e ottobre non ci saranno tour dei Book Riders. Forse ce ne sarà solo uno con partenza poco prima di Halloween e sviluppo in novembre, io e Xplore ci stiamo lavorando in questi giorni e ti faremo sapere al più presto!

Anche la membership andrà incontro a un interessante cambiamento, c’è un’altra cosa grande che sta per accadere, infatti: la mia socia e coautrice Valeria Sesia aspetta un bambino e sta per andare in maternità! La sua newsletter Mac&Cheese per i prossimi mesi sarà una sorpresa dietro l’altra e la prima la scoprai già la terza domenica di luglio. Intanto:

  • qui puoi leggere l’ultima puntata curata proprio da Valeria con i suoi saluti pre-partenza;

  • la puntata di Miglia, il mio podcast di esplorazione e racconto on the road degli Stati Uniti, di giugno ha strappato i cuori di molte delle persone abbonate: le storie ambientate a Red Hook, Brooklyn, fanno questo effetto;

  • il prossimo appuntamento di LIT - il bookclub della McMusa sarà giovedì 29 giugno alle 21: discuteremo insieme de Il bar delle grandi speranze di J.R. Moehringer. Se ti va di unirti sei ancora in tempo, puoi farlo da qui! L’ultimo appuntamento è stato molto acceso e trascinante, anche la nostra è una forma di perdizione nel territorio e nella geografia americana. E io spero che non abbia mai fine!

Ciao, ci risentiamo tra due settimane.