Sogni Americani
Sogni Americani
Oscar e Xiomara
0:00
Ora attuale: 0:00 / Tempo totale: -8:43
-8:43

Oscar e Xiomara

Giovani indimenticabili che rischiamo di non vedere

Oscar e Xiomara non si conoscono. Il primo vive a Paterson, una cittadina industriale e piuttosto brutta del New Jersey settentrionale; la seconda abita a Morningside Heights, un quartiere nordoccidentale di Manhattan dove si respira tutt’altra aria rispetto al resto di New York. Entrambi sono adolescenti ed entrambi sono pieni di casini. Non solo i tipici casini degli adolescenti (i primi e sofferti amori, il conflitto con i genitori, la faticosa conoscenza del proprio corpo e quella assolutamente assurda della propria sessualità, una confusione varia, diffusa e costante verso ogni cosa riguardi la vita), ma anche una magmatica difficoltà di fondo dovuta alle proprie origini. Oscar e Xiomara, infatti, sono americani ma i loro genitori - soprattutto le loro madri, figure tanto ingombranti quanto archetipiche - arrivano dal regno del fukù e del merengue, dalla patria della dittatura e della resistenza, dall’isola del baseball e di Cristoforo Colombo: la Repubblica Dominicana.

Figli di una diaspora fatta di incrollabile speranza e di indicibile dolore cominciata circa vent’anni prima della loro venuta al mondo, Oscar e Xiomara provano quindi a vivere il sogno americano dei propri genitori, innestandovi sopra quello che caratterizza la vita di qualsiasi adolescente: stare con gli amici, inseguire voglie e passioni, capire come stare dentro al proprio corpo, farsi travolgere dall’amore (se e quando arriva). Il tutto dentro un’America operaia, mista e rumorosa, che accoglie le speranze e le fatiche dei propri abitanti in enormi palazzoni, campi da basket, scale antincendio, rooftops e alleys, centri commerciali, cortili della scuola, treni, piscine in disuso, appartamenti disordinati e strade perennemente trafficate. In altre parole, un’America concreta e reale, tanto da raggiungere quanto da vivere ed esplorare quotidianamente. Simile a questa (da cui ho preso l’immagine di copertina di questa newsletter) e a quella che vedi nel video.

Se questo vale per Oscar, Xiomara e le loro famiglie, vale ancora di più per Junot Díaz ed Elizabeth Acevedo, le due persone in carne e ossa, i due scrittori che hanno creato Oscar e Xiomara: sì, i nostri due adolescenti non sono esseri umani a tre dimensioni, bensì personaggi letterari. Personaggi che si fanno portatori di moltissimi tratti autobiografici dei loro creatori (in primis l’essere immigrati di seconda o terza generazione), ma che attraverso la propria esistenza sulla pagina e nella testa dei lettori e delle lettrici sono riusciti a creare qualcosa in più. Qualcosa di enorme e - non lo dico spesso quindi credimi - indimenticabile. Oscar e Xiomara sono due personaggi assolutamente indimenticabili, sia per quello che mostrano di sé che per quello che mostrano di noi. Conosciamoli.

Oscar è obeso, sfigatissimo con le ragazze, sensibile, impacciato e innamorato perdutamente del fantasy. Il suo sogno, infatti, è diventare il Tolkien del New Jersey (Tolkien è l’autore de Il Signore degli Anelli, nel caso tu avessi vissuto su Marte negli ultimi 30 anni) e infatti, invece di ballare e scopare come vorrebbe il rigidissimo stereotipo dell’uomo dominicano, Oscar legge fumetti e romanzi di fantascienza, si appassiona ai giochi di ruolo, ciondola nei corridoi della scuola con aria da nerd, valuta il suicidio e parla più da solo che con qualsiasi altra ragazza della sua città. Fatta eccezione per la sorella, che invece è una delle tipe più toste della compagnia, amata dai ragazzi e temuta/emulata dalle coetanee. La storia già di per sé grottesca e amabile di Oscar non sarebbe tale, però, se a farle da contraltare non ci fosse la drammatica vita di sua madre, un polo narrativo di indescrivibile potenza che, maneggiato dalle sapienti mani di Junot Díaz, diventa un vero e proprio capolavoro. Tanto Oscar è fragile, quanto sua madre è granitica; tanto le ambizioni di Oscar sono fantastiche, quanto le vicende della madre sono state concrete, violente, telluriche; tanto l’America di Oscar è il regno delle infinite possibilità molte delle quali sappiamo già che non si realizzeranno, quanto la Repubblica Dominicana della madre è un luogo in cui la lotta tra eros e thanatos conduce a una e una cosa soltanto: la fuga. La breve favolosa vita di Oscar Wao - questo il titolo del libro di Junot Díaz - è la letteratura quando funziona al suo meglio: sperimenta con i tuoi pensieri e i tuoi sentimenti, ti fa divertire fino alle lacrime per poi trasformarle in commozione, ti insegna più di quanto non pensavi avessi bisogno senza però mai farti perdere il contatto con le galassie stellari della fantasia. E infatti Michiko Kakutani, la giornalista culturale più temuta del New York Times, recensì questo libro definendolo talmente originale da poter essere descritto solo così: Mario Vargas Llosa che incontra Star Trek che incontra David Foster Wallace che incontra Kanye West.

Junot Dìaz ha scritto altri due libri, entrambi raccolte di racconti ambientati in contesti simili, con personaggi simili (splendidi anche questi a mio parere).

E a proposito di rap, il riferimento a Kanye West ci porta direttamente tra le mani di Xiomara, che altro non è che la Poet X del titolo del libro di Elizabeth Acevedo. Xiomara, infatti, è una ragazzina che scrive poesie ma i suoi versi - così come i versi delle donne nere e latine simili a lei - sono molto più vicini alle parole di Nicki Minaj o di Kendrick Lamar che non a quelle di Dante o della poesia classica in generale. Il libro stesso è scritto così, con questo stile che non è né prosa né poesia lirica, ma è racconto della strada in rima, canti di vita quotidiana messi sulla pagina affinché ne svelino la ruvidezza, strofe che accolgono sentimenti, parolacce, violenza e interrogativi con la stessa dignità e con lo stesso scopo: capirci qualcosa. Capire qualcosa di sé e del mondo dentro e fuori quel sé. Xiomara è una ragazza procace, il suo corpo non passa inosservato nei corridoi della scuola né tanto meno agli occhi di sua madre, che vorrebbe addomesticare la femminilità della figlia attraverso la disciplina e il catechismo. Ma due persone vedono in quello stesso corpo, in quella stessa persona, due scintille per cui varrà la pena lottare: la professoressa Galiano e un ragazzo con cui Xiomara ascolta, appunto, il rap condividendo con lui cuffiette ed emozioni. Se quindi da un lato c’è la scoperta che una giovane donna fa dell’amore e dei propri talenti, dall’altro c’è l’inserimento di quella scoperta dentro la società, davanti agli occhi della propria madre e delle due culture (quella statunitense e quella dominicana) in cui Xiomara vive. E dei nostri, anche.

E qui mi appresto a chiudere, con una nota finale che riguarda proprio noi. Me, te e le società in cui viviamo, che per ragioni commerciali e culturali per decenni hanno penalizzato storie come queste facendo finta che non esistessero. Oscar e Xiomara potevamo non conoscerli mai: le opere di scrittori e scrittrici immigratə e di discendenza latina come Junot Dìaz ed Elizabeth Acevedo sono (ancora) considerate di serie B, non hanno lo stesso appeal di quelle bianche né tanto meno la stessa accessibilità al mercato editoriale. Ma sai che c’è, però? C’è che se non leggiamo queste opere a rimetterci siamo in primis noi, noi che non osiamo uscire dalle nostre consuetudini, anche a costo di forzarle, e così ci perdiamo storie e personaggi - come ho detto - indimenticabili.

L’invito per te, allora, è di abbandonarti senza riserve a questi due romanzi (qui trovi Oscar e qui trovi Xiomara) e, se vorrai, agli altri di cui ho parlato nel mio corso American Sueños da oggi di nuovo disponibile online non solo come video ma anche come podcast (i dettagli sono qui sotto). Grazie di essere qui, come sempre: ci sentiamo tra due sabati, ciao ♡


Sono rispettivamente l’ultimo e il primo corso del progetto Maps of America, i roadtrip letterari online con cui da aprile 2020 porto alla scoperta degli Stati Uniti molti e molte di voi. Io e Babelica li abbiamo rieditati, integrati con contributi nuovi e messi nuovamente a disposizione on demand per la tua estate. Con due importanti novità:

🎧 tutte le lezioni si possono anche ascoltare in formato podcast direttamente dal tuo cellulare;

👯 iscrivendoti a uno o a entrambi entro il 23 luglio da questa pagina (dove ci sono tutte le istruzioni) potrai fare del bene, contribuendo alla realizzazione di un festival letterario per ragazzi e ragazze di nome Matota.

Sono due viaggi letterari molto diversi tra loro: il primo è super esplorativo e ti farà viaggiare per davvero da un angolo all’altro degli Stati Uniti sempre a bocca aperta per l’entusiasmo; l’altro è talmente trascinante a livello narrativo che - come ti ho suggerito grazie alla storia di Oscar e Xiomara - ti farà venir voglia di ballare accanto alla tua libreria e rinfrescare il modo in cui scegli le tue letture. Trovi maggiori dettagli sui libri, gli autori e le autrici, i materiali delle lezioni qui: spero tanto che tu voglia salire a bordo accanto a me!


Se sei arrivatə fin qui vuol dire che il tuo interesse per il mio lavoro e le mie storie americane è davvero forte. Ti segnalo, allora, che qualche giorno fa è uscita una puntata di Le Faville, splendido podcast a cura di Manuela Roncon, su di me e sul percorso - per nulla lineare e pacifico - che mi ha portata fin qui. È l’intervista più intima che mi sia stata fatta, Manuela è riuscita a mettermi così tanto a mio agio che ho detto a lei cose che non avevo mai detto prima, a nessunə. Sulle persone che hanno cambiato la mia vita, sulle cose che ci sono sul mio comodino, sul modo in cui mi sento quando sono in America e sul perché (ancora) non ci vivo, conseguenze incluse. La puoi ascoltare da qui oppure assaggiando un po’ di curiosità dalla foto sotto. Grazie!

A post shared by Le Faville Podcast✨✨✨ (@lefaville_podcast)