Sogni Americani
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Critiche e curiosità
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Critiche e curiosità

Alcune cose a cui rispondo pubblicamente a proposito del mio libro
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Stando alle statistiche di questa newsletter, la maggior parte degli iscritti e delle iscritte la apre il sabato, il giorno stesso in cui la mando. Posso quindi dire con una certa serenità che oggi, il giorno in cui tu mi leggi, manca solo una data alla fine del tour di presentazione di Sparire qui del 2023. E io ne sono felicissima! Non mi fraintendere: tutte e trenta le presentazioni fatte in Italia e a New York sono state utili, emozionanti e super partecipate, ma sono state anche molto stancanti e adesso sono felice di poter riprendere fiato. Almeno per un po’.

Uno dei motivi per cui sono state così stancanti è che Sparire qui è un libro molto emotivo e quelle emozioni, quei sentimenti ho provato a trasmetterli anche dal vivo cercando ogni volta un canale, un linguaggio adatto per farlo. Un altro è che la persona che ha scritto il memoir e oggi lo porta “in società” è piuttosto diversa dalla protagonista del memoir stesso, è più critica, più matura, più consapevole, più disillusa: ricontattare e raccontare i sentimenti delle prime volte e poi l’intero percorso degli ultimi dieci anni è stato un po’ come ripeterlo ma portando ogni volta con me tutto il pubblico. Una cosa davvero unica e intensa, che non potevo immaginare prima di viverla e che mi ha lasciato addosso tanta gratitudine quanta fatica.

Anche perché io pensavo (e penso tuttora) che il meglio viene quando tutte quelle emozioni le trovi sulla pagina e, in solitudine, le leggi. Eppure non per tutte le persone è stato così: a qualcuno quelle emozioni e il modo in cui le ho scritte non sono piaciute, per qualcun altro la presentazione dal vivo è stata addirittura migliore della lettura. Una cosa che trovo molto interessante e su cui ho riflettuto parecchio, tanto che, a fronte delle decine di pareri positivi che ho condiviso sui social in questi primi tre mesi, oggi vorrei ragionare qui con te su alcune critiche che ho letto qua e là e rispondere ad alcune curiosità: credo sia utile non tanto per il mio libro - è più che naturale che una trama o uno stile a qualcuno non piacciano - quanto piuttosto sulla nostra voglia e la nostra capacità di leggere una storia e di chiedere alla scrittura delle cose.

Partiamo.

L’America epica

Le storie della McMusa sono interessanti come lo è lei, ma il suo blog è più brillante: in questo libro la prosa è ampollosa, le frasi si allungano fino alla noia e spesso quagliano poco, alcuni episodi sono descritti con una tensione epica che trovo esagerata. Aspettatevi un diario molto personale e a tratti autocelebrativo, con una buona antologia di autori americani a cui ispirarsi per imparare a scrivere conciso.

La prima parte la capisco e addirittura in parte la condivo. Ma poi la seconda parte mi porta a domandare: perché una buona scrittura è necessariamente una scrittura “concisa”? Negli ultimi anni in Italia va di gran moda, ma è davvero così? Me lo chiedo da ben prima di aver scritto un libro tanto che, quando poi è toccato a me, per il mio memoir ho volutamente scelto una scrittura non concisa. Una scrittura che fosse il più possibile una partitura sentimentale e rotonda della mia relazione con gli Stati Uniti e delle diverse declinazioni che ha assunto questo paese negli ultimi dieci anni, similmente a come potrebbe esserlo una partitura musicale. E credo che questa mia scelta sia stata anche una reazione alla scomparsa quasi radicale - o forse dovrei dire radical chic - in tempi recenti del cuore e dell’emozione dalla scrittura. Avrei potuto farlo meglio? Certamente. Per essere una buona scrittrice avrei dovuto fare qualcosa di diverso? Non credo.

Inoltre, in un testo davvero pieno di sentimenti e scossoni diversi, tra cui la paura, il lutto, le ferite, lo sconforto, il fallimento, l’inquietudine, le incertezze, la grande solitudine e la sofferenza, com’è possibile che a far storcere il naso sia la parte in cui si parla di successo, coraggio e carriera? Credo che il giudizio “autocelebrativa” e dunque l’incapacità di leggere la storia di una donna che non si vittimizza ma, al contrario, include nel suo racconto anche molte cose positive che riconosce della sua figura e del suo percorso professionale dica molto di più della persona che l’ha dato, quel giudizio, e della cultura in cui ancora purtroppo viviamo che non della donna stessa.

Qual è la tua vetrina ideale? In compagnia di quali altri autori e testi vorresti vedere esposto il tuo libro?

Ecco, questa bellissima domanda che mi è stata rivolta durante una delle presentazioni, mi permette di approfondire un po’ il discorso iniziato poco fa: Sparire qui è in primis la storia di una persona e di un stato tanto geografico quanto mentale, una storia che quindi mi piace trovare anche nei libri degli altri in modo completo, senza sconti, senza tagli, nuda. Ognuno a suo modo ma sempre senza paura di aver detto troppo poco. In quella vetrina metto allora La cronologia dell’acqua di Lidia Yuknavitch, Il giusto peso di Kiese Laymon, Giorni selvaggi di William Finnegan, Terre di frontiera di Gloria Anzaldúa. Ci metto però anche tutti i saggi di Joan Didion, i reportage americani di Oriana Fallaci, i diari di Fernanda Pivano, le interviste di Livia Manera Sambuy, i libri di Barbara Lanati: l’orizzonte verso il quale tendere dev’essere sempre il migliore possibile. E per me è fatto di donne che hanno sempre raccontato l’America senza mai nascondersi né sminuirsi.

Com’è cambiato il tuo rapporto con la letteratura dopo essere passata dalla parte della scrittrice?

Sono diventata molto più generosa e curiosa! E questa è una cosa splendida da provare, che mi fa persino pentire di alcuni giudizi dati in passato. Mi è venuta molta più voglia di leggere autori e autrici italiane, ad esempio, per capire come loro si rapportano al memoir o al reportage o al racconto di sé. Mi sono avvicinata a opere che mai avrei considerato prima, opere che magari raccontano proprio cosa significa scrivere, entrare e uscire dalla dimensione reale a quella della pagina e dell’isolamento che sempre la scrittura porta con sé. Mi sono confrontata, infine, con una cosa che da lettrice facevo già spesso senza però focalizzarla: immaginare la voce più che la penna dello scrittore o della scrittrice, sentire il tono e il ritmo della scrittura come se qualcuno me la stesse leggendo ad alta voce e non fossero solo gli occhi a decifrarla. Ecco perché credo, infine, di aver scritto un libro dallo stile musicale: perché la musica è una delle cose che cerco nella letteratura.

Grazie per avermi seguita fin qui oggi. Spero di averti offerto alcune piccole note su cui riflettere, non solo sul mio libro ma anche rispetto alle altre tue letture. Mi sembrava il momento giusto per farlo sia perché le presentazioni stanno finendo e avrò meno occasioni di vederti sia perché è un modo per conoscersi meglio sia perché…


Esce l’audiolibro di Sparire qui!

Giovedì 14 dicembre arriva la versione sonora del mio memoir, letta e interpretata da me per Storytel! Sono molto contenta: alla luce di tutto quello che ti ho raccontato oggi, credo che coinvolgerti nel mio viaggio americano anche attraverso la mia voce non possa che rivelarsi un’esperienza coerente e (spero) suggestiva.

Se non hai mai avuto un abbonamento a Storytel, attraverso questo link potrai usufruire di un periodo di prova di 30 giorni invece che di 14… giusto il tempo necessario per Sparire qui 😏 Buon ascolto, allora, spero ti piaccia!

(Il 20 dicembre lo presenterò in diretta su Instagram con Giulia Ceirano, alle 19. Seguici!)


Perché continuare: la direzione del 2024

Lunedì scorso ho mandato una lettera alle persone abbonate alla membership della McMusa (ma la puoi leggere anche tu) raccontando loro un po’ la direzione delle mie attività del prossimo anno, una cosa che ora faccio anche con te e che continuerò a raccontare anche sui social nelle prossime settimane.

Nel 2024 accadranno due cose diverse ma complementari:

  • a novembre ci saranno le nuove elezioni presidenziali e

  • la McMusa (cioè io e il mio team) si concentrerà meno su tour e corsi e più sull’attività editoriale, in primis quella della membership e poi le newsletter Sogni Americani (questa che stai leggendo) e States (quella che ti ho presentato due settimane fa, appena partita insieme a Luciana Grosso, di cui puoi leggere qui sotto.)

Cosa succederà, dunque, nel concreto? Questo:

  1. attraverso il podcast Miglia andremo a conoscere luoghi e storie decisivi per il voto, attraverso la newsletter Mac&Cheese assaggeremo la cultura che influenza ogni giorno gli Americani e li mette in contatto con il mondo, attraverso il bookclub LIT (che è una delle cose più belle che io abbia mai costruito sul lavoro, davvero!) leggeremo libri e conosceremo personaggi che amplieranno la nostra consapevolezza dei desideri e le aspettative di chi il 5 novembre andrà alle urne;

  2. attraverso Sogni Americani continuerò a raccontarti l’ambiguità e il chiaroscuro di tante narrazioni che arrivano da oltreoceano, tanto quelle minori quanto quelle mainstream;

  3. attraverso States, infine, faremo un viaggio attraverso tutti e 50 gli Stati che compongono l’Unione per scoprirne le specificità e cercare di mettere insieme un quadro che sia il più possibile completo e complesso quando sarà ora di analizzare e commentare il voto (abbiamo già cominciato).

Alcune di queste cose sono a pagamento (e, tra parentesi, entrambe possono diventare dei regali di Natale un po’ diversi dal solito): per me che le scrivo costituiranno la fonte primaria dei miei guadagni e delle risorse da poter reinvestire nella ricerca sul campo e nelle collaborazioni. Per voi che le sostenete costituiranno invece un accesso privilegiato a un’America reale, varia e lontana da ogni stereotipo (e anche da ogni storia già trita e ritrita) e a un certo tipo di giornalismo indipendente, narrativo e inclusivo. Una cosa di cui penso abbiamo tutti e tutte un grande bisogno oggi.

Grazie di cuore se vorrai esserci. Ci sentiamo comunque ancora il 23 dicembre, tra due sabati, per una nuova storia di Sogni Americani e per salutarci prima della pausa invernale. Ciao!

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Gli Stati Uniti raccontati dalle persone, dai luoghi, dai libri.
Dai risvegli.
La newsletter quindicinale di Marta Ciccolari Micaldi, aka La McMusa.