Dieci giorni fa circa tornavo in Italia dalla Louisiana. Oltre ad aver avuto la fortuna di trascorrere una notte di Capodanno molto diversa dal solito a New Orleans, ho avuto anche la possibilità di andare in zone rurali e provinciali di questo stato in cui non mettevo piede da quasi quattro anni: per i tempi degli Stati Uniti, un’eternità. Ci sono andata con gli occhi ben aperti: queste sono proprio le zone in cui l’America rivela il suo volto più degradato, povero, violento e spesso scoraggiato. Esattamente il volto che ti avevo proposto nella scorsa newsletter (l’avevo definito quello di “gente che chiede considerazione, in modi e a persone che probabilmente noi non sceglieremmo mai [leggi Trump]. E che spesso, per questo motivo, consideriamo inferiori, di serie b, invisibili e fetenti. Degni di starsene dove stanno”) e che ora qui ti ripropongo, vorrei davvero che guardassi in faccia queste persone.
Sempre nella scorsa newsletter nominavo lo scrittore Nelson Algren e i suoi “disarcionati”, accompagnando la sua citazione con la proposta (mia) di guardare nel fallimento degli Stati Uniti, nelle zone oscure di questa grande democrazia per riuscire a raccontare qualcosa di vero. Bene, eccoci qui, allora. Nelson Algren è proprio uno dei primi autori con cui si apre il mio tour in Louisiana: negli anni Cinquanta del Novecento, quando l’America doveva offrire al mondo un’immagine, un modello che fosse il migliore possibile e, ancor di più, il più desiderabile (erano le prime fasi della Guerra Fredda), Algren scrisse Walk on the Wild Side (sì, Lou Reed prese ispirazione da questo libro per la sua celeberrima canzone, ambientata però a New York), un romanzo concentrato proprio su quelle persone che erano rimaste al di qua della linea del sogno americano e della ricchezza, erano rimaste e sarebbero per sempre rimaste nella povertà, nella miseria, nell’isolamento. In quell’altra America che allora come oggi viene minimizzata e spesso messa a tacere: lo stesso romanzo e lo stesso autore vennero infatti allontanati dal canone e dall’ambiente letterario del tempo. Oltre a contenere alcune delle descrizioni più suggestive della Louisiana rurale e del Texas orientale e, ben nella seconda pagina, una definizione di white trash che può valere tranquillamente ancora oggi, nel testo ci sono anche passaggi che fanno molto pensare, come ad esempio questo:
La vita è dura, se la prendi tutta insieme. Ma non hai bisogno di prenderla tutta insieme. Basta viverla un giorno alla volta. E ci sono cose che il denaro non può comprare. La povertà, per esempio.
La ferocia della società statunitense, in cui tutto ciò che ti permette appena di sopravvivere ha un costo altissimo, Algren la vedeva, la criticava ma riusciva anche - con uno stile che, bisogna dirlo, oggi alla lunga può risultare ridondante e verboso - a trattare con ironia e grazia. Due caratteristiche che, a mio parere, avvicinano un mondo altrimenti respingente.
Se nei personaggi di Walk on the Wild Side è facile vedere i predecessori di molta della popolazione bianca della Louisiana rurale di oggi (quella del video, per capirci), non esiste a mio parere storia più consequenziale e altrettanto piena di grazia del documentario che il nostro Roberto Minervini realizzò da queste parti nel 2015: si intitola Louisiana The Other Side ed è un ritratto fedele, ravvicinato e molto umano dei disarcionati e di cosa ne è stato di loro in questi decenni. Compresi i ritratti di quelli che sono diventati più violenti e rancorosi, e oggi si organizzano in milizie armate che inneggiano a Trump e a noi fanno comprensibilmente paura. Se c’è una sola storia che vuoi dedicare alla Louisiana oggi, fai che sia questa: ci si addentra tra le paludi, le roulotte, le notti, i buoni propositi, le frustrazioni, le dosi e le foreste di una comunità che si fa fatica a considerare America. Eppure. (Lo puoi comprare qui.)
Ciò che queste storie non affrontano e ciò che in effetti porta questa America ad affondare le proprie radici in qualcosa che arriva da fuori e da molto lontano, è la provenienza etnica di queste persone. Da dove arrivano gli uomini e le donne che popolano la Louisiana rurale, in modo particolare quella sud-occidentale delle zone di Lake Charles, New Iberia, Lafayette?
Da una deportazione, una delle prime avvenuta su suolo americano in era moderna. Era il 1755, andò avanti fino al 1763. La popolazione francofona dell’Acadia, una regione del Canada, fu forzatamente cacciata dalla propria terra quando questa venne conquistata dall’esercito britannico (si parla infatti di “pulizia etnica”: vennero cacciate circa 14 mila persone, più della metà) e deportata in diversi luoghi dell’Occidente, tra cui la Francia, l’Inghilterra e la Louisiana. Il posto meno ospitale per questa popolazione da ogni punto di vista, in primis quello climatico: paludoso, umido, soffocante, totalmente diverso da quello di provenienza. Nonostante questo, la sparuta popolazione acadiana della Louisiana si adattò alle nuove condizioni e diede vita a nuove generazioni, che ancora oggi vivono e lavorano proprio negli stessi luoghi dei loro antenati. Non c’è niente di più normale, infatti, che viaggiare da queste parti e notare ovunque insegne, cartelli, disegni, storie che parlano della lontana Acadia e di tradizione cajun, che altro non è che la declinazione più “proletaria” e contadina della discendenza acadiana. Ed è interessante notare come entrambe queste definizioni oggi connotino molto di più la popolazione bianca della Louisiana rurale, paludosa e povera rispetto alle altre componenti demografiche dello Stato che non un reale richiamo alla stirpe francofona e canadese da cui queste persone discendono.
Ciò che rimane di questa storia è, infatti, culturale: ricette cajun molto rinomate (il gumbo, su tutte), la musica zydeco, qualche parola derivata dal francese nella lingua, il mito di Evangeline derivato dal poema simbolo della diaspora acadiana, quello di Henry Wadsworth Longfellow, e tutta la grandissima opera di James Lee Burke, lo scrittore che ha fatto della cultura cajun la sua cifra caratteristica nonché l’aspetto più interessante di tutta la saga del detective Dave Robicheaux (qui l’ultimo libro pubblicato in Italia, è un link affiliato).
E poi, dicevamo poco sopra, un certo persistente grado di isolamento, dispersione e, come minimo, malcontento.
Grazie per avermi seguita fin qui anche oggi! Siccome non mi va di lasciarti anche questa volta con l’amaro in bocca, ti segnalo una cosa buffa: non c’è miglior ritratto di questa Louisiana e di New Orleans del cartone animato della Disney La Principessa e il ranocchio. Dico davvero! Prova a guardarlo, troverai tantissimi riferimenti a quello che ti ho raccontato, a partire proprio da Evangeline.
Come al solito qui sotto trovi alcuni importanti (e attesi) aggiornamenti.
Il punto sui Book Riders
Restiamo in Louisiana! Come forse avrai notato dai social e come ho scritto sopra, a cavallo di Capodanno ho condotto un tour letterario nella terra di New Orleans, senza che ne avessi fatto grande pubblicità. Si trattava infatti di un viaggio “a richiesta”: un gruppo di Book Riders che si erano conosciuti nel Rockin’ Jersey nel 2022 si è voluto ri-prenotare in massa per un altro tour. E insieme abbiamo scelto la Magic Louisiana! La stessa cosa capiterà anche a Pasqua, anche se in forma mista: c’è solo mezzo gruppo che ha già viaggiato insieme (4 persone). Le altre persone si sono appuntate dopo che ho dato la notizia durante l’ultima puntata di LIT: chi partecipa al bookclub della McMusa, infatti, ha la precedenza. Perché? Per due motivi: da un lato, è una possibilità per ricompensare le persone che danno un supporto costante e concreto al mio progetto; dall’altro, è un modo per far sì che in viaggio vengano persone che conoscono bene il mio approccio all’America e all’esplorazione dei suoi luoghi, tanto reali quanto culturali.
E per il resto dell’anno?
Nelle ultime settimane ho ricevuto tanti messaggi che mi hanno chiesto proprio questo: che tour ci saranno nel 2024? Ti chiedo scusa per averti fatto attendere molto ma soprattutto per la risposta che riceverai qui oggi, so che non ti farà piacere: i Book Riders si prendono una pausa. Oltre a quello di Pasqua, non ci saranno altri tour fino all’autunno.
Sono desolata, ma non mi sento davvero di fare diversamente. Per me il 2023 è stato un anno molto impegnativo, al di là delle mie aspettative: la scrittura, la promozione e la registrazione di Sparire qui - oltre al resto del lavoro editoriale e a 5 tour Book Riders - hanno richiesto sforzi che non ho ancora avuto modo di assimilare e compensare. Il mio corpo e la mia testa adesso hanno bisogno di tempo e attenzioni, un’esigenza incompatibile con il lavoro e la routine richiesti in viaggio.
Spero arrivi presto il momento in cui comunicherò i piani dell’autunno e intanto grazie della comprensione 🖤 Di certo non ti farò mancare storie e approfondimenti, a cominciare da quelli qui sotto. E, ovviamente, dal libro: se non l’hai ancora fatto, usa quello per viaggiare! C’è anche l’audiolibro.
Cose da non perdere
Le ultime tre tappe di States - la newsletter che curo insieme a Luciana Grosso per raccontare l’America stato per stato verso le elezioni presidenziali di novembre - sono state piuttosto dense e in linea anche con il discorso iniziato nella scorsa newsletter di Sogni Americani. Soprattutto quella dedicata alla California, la terra considerata da sempre l’ultima frontiera del sogno americano ma oggi molto più simile al suo capolinea. Forse per intravedere un futuro di segno positivo vale la pena guardare con più attenzione e più a fondo uno stato come il Colorado, mentre per farsi un’idea di cosa succede nella società bianca per bene anche quando non sembra succedere alcunché non c’è niente di meglio che farsi un giro in Connecticut.
States è un viaggio divertente e super informativo, sono certa che ti potrebbe piacere. Ti aspettiamo, se vuoi, per le prossime 43 tappe!
L’appuntamento di LIT, il bookclub della McMusa, che ha chiuso il 2023 è stato più tranquillo rispetto ai precedenti: l’abbiamo dedicato a Donna di luce di Kali Fajardo-Anstine. Bene così perché questo mese ci attende invece una lettura che scalderà gli animi e gli umori: Le schegge di Bret Easton Ellis (trovi la mia recensione poco sotto). Tante persone nuove si sono unite a questa avventura (benvenute!): se vuoi farlo anche tu puoi procedere da qui. Riceverai presto una mail con le indicazioni per l’appuntamento di gennaio. E ricordati che puoi recuperare anche tutti i contenuti precedenti, di tutti e tre i piani di abbonamento (Miglia, Mac&Cheese e appunto LIT).
Per oggi è tutto, ci sentiamo come sempre tra due sabati. Ciao!