Sogni Americani
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Una ragazzina messicana nella terra del petrolio: se l'era cercata
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Una ragazzina messicana nella terra del petrolio: se l'era cercata

La fortuna di trovare la storia giusta
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Questa newsletter comincia con delle scuse: qualche ora fa ho chiesto aiuto in un sondaggio su Instagram, ero indecisa sulla direzione da far prendere a questo nostro appuntamento (concentrarmi su un solo libro collegato all’attualità oppure proporre un percorso ragionato e spiegato di 10 libri?), un buon numero di persone (di voi) me l’ha suggerita e io in questo stesso istante la sto bellamente ignorando. Sto andando nella direzione esattamente opposta, quella della minoranza. Scusatemi, scusami.

Il punto è che ho trovato una storia a cui voglio dare importanza. Proprio perché, mentre la leggevo, ho pensato che non ne aveva avuta abbastanza, dal punto di vista tanto letterario quanto tematico. E questo, insieme a molte delle sue pagine, mi ha fatto molto arrabbiare: molto - troppo - spesso i libri che hanno maggiore successo sono quelli più vendibili e non quelli più meritevoli. Questa newsletter, inoltre, fino a prova contraria resta uno spazio di approfondimento, in cui a me piace proporre approcci, sguardi e racconti su cui mettere la testa (sì, anche la tua), non ricette o percorsi già tracciati su cui poggiare semplicemente i piedi. A volte fa comodo andare più sul leggero, lo so, tanto per te quanto per me (credimi, scrivere il percorso sarebbe stato molto più rapido e facile), ma non è questa una di quelle volte. Forse lo è stata questa. O questa. Oggi non lo sarà.

Oggi ho scelto di andare a fondo, in verticale, giù dove scavano le trivelle, là nel buio delle viscere dove si spinge la violenza, laggiù dove il Texas comincia a farsi cattivo sul serio e a fronteggiarlo non restano che le donne. Donne dalla tempra inconfondibilmente texana ma anche donne che rappresentano quelle del mondo intero, ché la nostra emancipazione dal potere e dalla prevaricazione maschile è ancora in corso dappertutto, non soltanto dove il diritto all’aborto oggi viene spietatamente vietato e una donna che sale senza protestare sul pick-up di un operaio se l’è andata a cercare. A maggior ragione se ha la pelle olivastra e le unghie piccole con lo smalto sbeccato. Oggi andiamo a Odessa, dalle tante donne raccontate nel romanzo di esordio di Elizabeth Wetmore intitolato La notte di San Valentino, pubblicato nel 2020 negli Stati Uniti e un paio di anni fa in Italia (già recensito su Critica Letteraria da Stefano Crivelli, che è anche un lettore di questa newsletter e che condivido molto volentieri qui), e che oggi voglio portare alla tua attenzione perché attualissimo e potente come un cazzo di pugno in pancia.

Odessa, tanto per capirci, è la capitale - insieme a Midland, cittadina della dinastia Bush, distante giusto una manciata di miglia - dei campi di petrolio del West Texas. Non il West Texas del deserto selvaggio e romantico di Marfa o Alpine o Fort Davis bensì il West Texas del Permian Basin, uno dei giacimenti di idrocarburi più abbondanti del mondo. E, dunque, più sfruttati. Un posto che dista centinaia di chilometri da tutto il resto in tutte le direzioni e in quelle centinaia di chilometri, come raccontò anni fa in un reportage magistrale la scrittrice Susan Orlean, non vedi altro che trivelle, trivelle, trivelle e trivelle. Su e giù, giorno e notte. Mentre le raffinerie mandano fuoco nel cielo e l’aria sa di uova marce e benzina, un sapore di cui ti accorgi solo se sei fortunata abbastanza da poter andare ad assaggiare l’aria in qualsiasi altro posto del mondo e molto spesso, se sei nata a Odessa, tanto fortunata non lo sei.

La prima protagonista della storia di Wetmore è Gloria, una ragazzina di origine messicana di 13 anni che la notte di San Valentino del 1976 viene stuprata, picchiata e umiliata da uno degli operai di quelle raffinerie e, in uno sforzo di disperazione e ostinazione (due qualità che le donne texane possiedono in egual misura e risolvono in sé in un pacifico paradosso, come del resto tutto ciò che riguarda il Lone Star State, maschi e femmine che siano), riesce a scappare dal pick-up che lui aveva parcheggiato nel bel mezzo di quel deserto di trivelle e a presentarsi, praticamente strisciando, alla soglia di casa di Mary Rose, la seconda protagonista di questo romanzo. Che resterà segnata per tutta la vita da quell’incontro, dalla vista di Gloria in quello stato poco oltre il portico, dalla paura che quel deserto fino a poco prima amico desta in lei incinta al settimo mese e improvvisamente senza difese, dal contatto con il fucile puntato contro lo stupratore in attesa di poter fare giustizia - se una cosa del genere in Texas era ed è ancora possibile - in tribunale.

Gloria e Mary Rose sono diverse. Per età, provenienza, esperienza, ma banalmente perché tutte le donne sono diverse tra loro, anche se le loro vite sono quasi sempre impastoiate nelle stesse redini e accomunate dallo stesso sacrificio di sangue. E infatti sono diverse anche Corinne, Ginny, Debra Ann, Suzanne, Karla: le altre protagoniste a cui l’autrice dà voce in una rigenerante e verosimile alternanza di reazioni, storie, caratteri, fobie femminili in cui prende forma il libro stesso, uno o due capitoli per ognuna. Protagoniste che vengono tutte toccate dalla storia di Gloria e che, in qualche modo, la continuano: nel segno del pregiudizio e del conformismo (“se l’è cercata”, il pensiero più comune), della solidarietà, della paura, dell’omertà, della rottura, della crescita, dell’innocenza, dell’avventura, del razzismo, della violenza. Come fare a non avere almeno un fucile in quel Texas, viene da pensare. Certo che ne vogliono uno, tutte dovrebbero averne almeno uno. Io lo vorrei.

Il coinvolgimento che questa storia desta in chi la legge - e che sicuramente ha destato in me, come starai notando - funziona a mio parere principalmente su due versanti. Il primo è quello delle persone, il secondo è quello del luogo. Le persone - le tante donne, ma anche gli uomini malvagi e quelli alleati (ce ne sono ben tre, personaggi splendidi) così come la comunità come insieme di persone uniche ma appiattite su un pensiero conforme, maschilista e razzista che quindi diventa un personaggio a sé - sono ottimamente rappresentate e rese vive tanto nei dialoghi quanto nella loro complessità psicologica, tanto nel loro arco narrativo quanto nella loro umana imperfezione. Il luogo, dal canto suo, è finalmente un luogo reale e altrettanto complesso, un Texas segnato dall’immigrazione, dall’isolamento, dalla crudezza del lavoro nei giacimenti petroliferi, dal deserto che è silenzio vivificante ma anche cimitero della speranza, dall’orgoglio che è donna così come lo è l’abbandono (c’è una madre che abbandona la figlia, e ti assicuro che è difficile se non impossibile non capirla), dalla gentilezza e dal decoro e dalla galanteria (che così poche persone qui in Italia sanno concepire nel modo giusto quando si tratta di Texas), dai locali di spogliarelliste e le piscine dei motel e i buoni vicinati e i parcheggi polverosi, dal codice in tribunale e quello in fondo all’anima per cui i concetti di onore e rispetto sono una cosa molto seria anche se spesso opposta.

Nella sua profondità e attendibilità, La notte di San Valentino somiglia a un testo giornalistico, un testo che racconta quel Texas ancora molto attuale da cui le donne scappano per poter abortire, in cui le conseguenze delle leggi pro-life si uniscono a quelle del razzismo e quindi colpiscono maggiormente le donne non bianche, in cui l’uso delle armi non è il primo dei problemi ma il più grave dei sintomi, in cui il futuro è sconfinato come il suo cielo ma spesso inaccessibile o almeno ben più lontano della linea di confine con il Messico, in cui vivono persone - persone - per cui Texas è però sinonimo di casa, cura, solidarietà, possibilità. E sempre lo sarà.

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Grazie per avermi seguita fin qui oggi! Se ti va di ascoltare il mio consiglio e comprare l’opera di Elizabeth Wetmore offrendomi un caffè (ma senza sovrapprezzo) puoi farlo da qui. Quella che hai appena letto o ascoltato è tanto una recensione appassionata su un libro quanto una riflessione - l’ennesima - sullo Stato più importante degli Stati Uniti di oggi. Nei prossimi mesi farò una puntata di Miglia dedicata a Odessa, è casa di moltissimi altri racconti di nostro interesse: la storia di queste donne continua. Ma neanche oggi finisce qui, ci sono un po’ di…


Appuntamenti, news e ricorrenze

Ne ho un po’ per tutti! Per me aprile è un mese importante, in cui porta bene inserire almeno una semina e un raccolto. Seguimi.

  • Cominciamo dagli appuntamenti dal vivo: il 28 aprile alle 20.30 Sparire qui, il mio memoir che ha ormai 8 mesi, sarà presentato alla Fiera dei Librai di Bergamo (Spazio Incontri). L’ingresso è libero con prenotazione obbligatoria, che puoi fare da qui.

  • Oltre al luminoso reportage dal New Mexico che ho scritto nella scorsa newsletter (se non l’hai letto o ascoltato, molla tutto e vai, è un posto pazzesco di cui potresti facilmente incuriosirti, se non proprio invaghirti), ho realizzato - come avevo annunciato - una puntata del podcast Miglia sulla capitale del New Mexico, Santa Fe. Una cittadina talmente armoniosa, soprattutto nell’integrazione tra le sue componenti bianche, latine e native, che mi chiedo cosa abbia da nascondere. E dove. Seguirà, infatti, una seconda parte. Intanto, però, goditi la prima: è uno di quei rari momenti in cui mi senti dire quasi esclusivamente cose belle su un luogo americano!

  • La conoscenza del New Mexico continua a fine mese con la lettura di Casa fatta di alba di N. Scott Momaday, libro di aprile per LIT, il bookclub della McMusa. Durante la nostra discussione (che è ancora da fissare, manderò la consueta mail a brevissimo, posso anticipare che molto probabilmente sarà la sera di lunedì 29 aprile), saranno anche annunciati in anteprima i tour autunnali dei Book Riders.

  • Sia Miglia che LIT sono contenuti in abbonamento: come scrivevo già due sabati fa, la parte editoriale del mio lavoro sta diventando sempre più centrale. E, visto che questo mese la membership compie ben 3 anni, io e la mia socia Valeria Sesia abbiamo pensato di lanciare questo messaggio ancora più forte e chiaro facendo un regalo sia alle persone già abbonate sia a chi vorrebbe abbonarsi ma ancora non ha trovato la giusta motivazione. Per le prime la novità è CAREFUL, IT’S HOT una rassegna di 3 appuntamenti di discussione e racconto intorno ai temi, i nodi, i protagonisti più caldi dell’attualità, che si svolgerà tra giugno e dicembre e sarà inclusa nei piani già acquistati. Per le seconde, invece, consiglio di tenere d’occhio i social: annunceremo a brevissimo una specie di open week in cui poter assaggiare e sbirciare tutto quanto fatto finora! Per sentirci più vicine e capirne di più, io e Valeria abbiamo scritto questo:

Leggi qui.

Ancora grazie, allora, per essere qui e in tutti gli altri posti da cui sostieni e segui il mio lavoro. E, mi raccomando: buon aprile, bevi un bicchiere alla mia! Ci sentiamo, come sempre, tra due sabati… o magari anche prima.

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Gli Stati Uniti raccontati dalle persone, dai luoghi, dai libri.
Dai risvegli.
La newsletter quindicinale di Marta Ciccolari Micaldi, aka La McMusa.